La sua carriera criminale va ben oltre le fughe spettacolari, includendo traffico di droga e, soprattutto, sequestri di persona
È morto nell’ospedale San Paolo di Milano, dove era ricoverato da ieri. Graziano Mesina, primula rossa del banditismo sardo. Nella giornata di ieri il Tribunale di Sorveglianza meneghino aveva accolto l’istanza di differimento pena per motivi di salute presentata dalle avvocate Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier per una grave patologia da cui era affetto l’83enne.
Graziano Mesina, detto Gratzianeddu, è stata una figura emblematica del banditismo sardo del secondo dopoguerra. Nato a Orgosolo il 4 aprile 1942, è noto soprattutto per le sue numerose evasioni da carceri di massima sicurezza: ben 22 tentativi, di cui 10 riusciti. La sua carriera criminale va ben oltre le fughe spettacolari, includendo traffico di droga e, soprattutto, sequestri di persona, spesso in collaborazione con l'”anonima sequestri”.
Nel 1992, durante il sequestro del piccolo Farouk Kassam, Mesina intervenne come mediatore, approfittando di un permesso carcerario. Tentò di trattare con il gruppo di banditi sardi responsabili del rapimento del bambino, avvenuto il 15 gennaio a Porto Cervo e conclusosi con la liberazione del minore nel mese di luglio.
Nel 2004, dopo aver trascorso circa 40 anni in carcere, ottenne la grazia dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi su proposta dell’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Tuttavia, nel 2013 fu nuovamente arrestato per traffico internazionale di stupefacenti e successivamente condannato a 30 anni di reclusione.
Nel 2020, in seguito alla conferma della condanna, Mesina si diede alla fuga e fu inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità. Venne catturato nel dicembre 2021 a Desulo e incarcerato a Badu ‘e Carros, per poi essere trasferito nel carcere di Opera nel 2022.
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