Carceri, “stanze del sesso invece che dell’affettività”: la denuncia dell’Osapp

La proposta di Leo Beneduci: "Esistono soluzioni più dignitose, come l'installazione di roulotte attrezzate negli spazi verdi delle carceri"

L’Osapp contro l’interpretazione data dal Dap alla sentenza della Corte Costituzionale, che aveva riconosciuto un diritto all’affettività in carcere. Leo Beneduci, Segretario Generale dell’OSAPP, commenta l’attuazione della sentenza n. 10/2024 sull’affettività in carcere: “Mentre nelle sezioni AS (ad Alta Sicurezza) si ampliano le proteste dei detenuti sulle improvvisate chiusure delle celle, nel contempo si spalancano le porte delle cosiddette ‘stanze dell’affettività’ che di amore non hanno nulla. È un’interpretazione offensiva della sentenza costituzionale, ridotta a mera licenza per rapporti sessuali senza alcun supporto sanitario e trattamentale che giustifichi la finalità rieducativa e che già dal prossimo 18 aprile potrebbe avere concreta attuazione in alcune sedi quale quella di Terni”.
Beneduci denuncia con particolare preoccupazione il rischio concreto per le donne: “Molte compagne o mogli di detenuti, soprattutto quelli appartenenti alla criminalità organizzata, potrebbero sentirsi costrette a sottoporsi a questi incontri per timore reverenziale. Il Dap sembra ignorare completamente questa realtà, scaricando ogni responsabilità sul personale già in grave difficoltà.”
“In questo scenario surreale, assistiamo all’ennesimo privilegio concesso a chi sconta lunghe pene senza accesso a benefici esterni, mentre chi si è comportato bene e ha ottenuto permessi viene penalizzato. È un sistema che cammina sulle uova, dove le apparenze prevalgono sulla sostanza.”
Il segretario dell’OSAPP propone alternative: “Esistono soluzioni più dignitose, come l’installazione di roulotte attrezzate negli spazi verdi delle carceri, che garantirebbero privacy e rispetto senza svilire il concetto di affettività. Si potrebbero prevedere a beneficio della professionalità della Polizia Penitenziaria controlli con cani antidroga e rilevatori di cellulari per evitare abusi.”
“Il personale di Polizia Penitenziaria”, aggiunge Beneduci, “ridotto a funzioni da ‘guardone’ anche in questa iniziativa è letteralmente abbandonato a se stesso, costretto a gestire una situazione esplosiva senza direttive chiare e con un organico già ridotto all’osso. “Inutile aggiungere – prosegue il sindacalista – che le aspettative rispetto alla possibile fruizione del servizio della stragrande maggioranza dei detenuti, invariabilmente deluse, produrranno ulteriori tensioni e disordini per non parlare del mancato accoglimento delle richieste di trasferimento in uno dei 32 istituti di pena su circa 190 in cui le stanze saranno attivate”. “Chiediamo con forza – conclude Beneduci – una revisione immediata di questa follia burocratica che non rispetta né i diritti dei detenuti né la dignità delle donne coinvolte, né ha riguardo per il ruolo e la dignità dei poliziotti penitenziari.