Lo dice a LaPresse Rosina Platì, mamma di Giuseppe Demasi, uno degli operai morti alla Thyssenkrupp il 6 dicembre 2007 a Torino

Nella giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro c’è tanta amarezza da parte dei parenti di vittime di incidenti sul lavoro in Italia. Tra loro c’è Rosina Platì, madre di Giuseppe Demasi, morto nel rogo della Thyssen a Torino del 6 dicembre 2007. “E’ una vergogna, se venissero applicate le pene penso che qualcosa cambierebbe invece così non cambierà mai niente”, dice sconsolata a LaPresse.

Ma qualcosa in questi anni è cambiato, oppure no? “Quello che ti posso dire di noi è che non è cambiata la rabbia, non è cambiato il dolore, non è cambiata la voglia di combattere ancora perché non abbiamo avuto giustizia, nessuno ha pagato per quello che ha fatto, ci hanno dato il contentino” ha detto ancora. “Non sappiamo nemmeno se quelli in Germania hanno passato le notti in carcere”, spiega.

Non è cambiato niente, i morti ci sono ancora, forse più di prima, non c’è sicurezza, i datori di lavoro pensano solo al profitto” dice ancora la donna. “Non c’è cultura della sicurezza e penso non ci sarà mai, per quanto noi lottiamo e abbiamo lottato la gente continua a morire. E questo mi fa stare male, mi mette tanta amarezza, non so cos’altro dire”. “Le cose non cambiano perché nessuno paga per il reato che commette, specialmente i ricchi, i forti. Nel nostro caso loro erano i ricchi, noi di poveri disgraziati, gente comune che ha sempre lavorato”.

Boccuzzi, sopravvissuto alla Thyssen: “Continueremo a resistere per non morire lavorando”

“Oggi è una giornata simbolica che cade tra la Liberazione e la festa dei lavoratori” dice Boccuzzi, unico sopravvissuto alla strage Thyssen. “Noi continuiamo a fare Resistenza. Resistenza per non morire lavorando. Resistere per la dignità del lavoro, per ribadire il diritto costituzionalmente riconosciuto della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata