Lo scrittore algerino Yasmina Khadra è convinto che per combattere lo Stato islamico non servano a nulla quelli che definisce "interventi folkloristici con bombardamenti aerei"
"In Libia contro l'Isis è assolutamente necessario un intervento militare di terra". Abituato a raccontare le ferite del mondo musulmano e dell'integralismo, lo scrittore algerino Yasmina Khadra (protagonista del festival 'Dedica' a Pordenone fino al 12 febbraio) è convinto che per combattere lo Stato islamico non servano a nulla quelli che definisce "interventi folkloristici con bombardamenti aerei". "Le truppe devono essere sul terreno. Tutte le vittorie militari si ottengono con la fanteria, non con i raid dal cielo", spiega Khadra, 61 anni, che nella sua prima vita nel Sahara si chiamava Mohamed Moulessehoul. Era un militare dell'esercito algerino e per sfuggire alla censura, come scrittore, decise di usare lo pseudonimo femminile di Yasmina Khadra, i nomi di sua moglie.
Autoesiliatosi in Francia nel 2001, ha pubblicato una trentina di libri tradotti in 40 Paesi. Il più recente è dedicato a Muammar Gheddafi, 'L'ultima notte del Rais' (Sellerio), in cui racconta in prima persona le ore precedenti alla sua uccisione. "Gheddafi a me sembra la figura di una tragedia moderna, remake di una tragedia antica", sottolinea Khadra. "La sua scomparsa – aggiunge – ha permesso ai rancori secolari di tutte le tribù libiche di tornare a galla; così oggi assistiamo al crollo verticale di tutte le istituzioni di questo Paese e alla consegna del popolo libico a un futuro incerto".
Come accade in Libia, Paese sprofondato nel caos e attraversato da milizie armate e jihadisti, l'Isis sfrutta l'incertezza politica di intere regioni per espandersi. "Daesh (acronimo arabo per Stato islamico, ndr) sta semplicemente occupando tutti gli spazi lasciati vuoti, e non si fermerà. Si alimenta di tutte le derive, di tutte le confusioni. È per questo che è imperativo non aspettare oltre. Daesh minaccia anche l'Europa, non solo l'Africa. E se non interverremo subito guadagnerà ancora terreno. Ogni minuto perso è a suo vantaggio", continua lo scrittore. Da osservatore privilegiato, Khadra racconta ancora che i francesi non si sono fatti fermare dalle stragi di Charlie Hebdo e del Bataclan: "Ho trovato la loro reazione ammirevole. Subito dopo gli attacchi hanno dato prova di grande solidarietà, anche se si sentono discorsi razzisti che sporcano questo loro slancio. I parigini in particolare hanno preso coscienza della loro vulnerabilità, ma la cosa davvero formidabile è che hanno deciso di vivere, di farlo normalmente, riprendendo da subito le loro piccole abitudini come passare del tempo nei caffè all'aperto. Penso che siano molto coraggiosi e allo stesso tempo molto vigili e consapevoli".
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