Intervista al maestro norvegese del crime che a Milano ha presentato il nuovo thriller 'Sete'
Anche gli anti-eroi inquieti e ossessionati dai loro mostri possono essere felici. O almeno così sembra, leggendo le prime pagine – in tutto sono 650 – del nuovo romanzo di Jo Nesbø, 'Sete' (Einaudi), che segna il ritorno di Harry Hole. È l'undicesimo libro che il maestro norvegese del crime dedica all'ormai ex investigatore 50enne con più di una spiccata vocazione: per la caccia agli assassini, l'autolesionismo e la bottiglia. "Hole si è sposato con l'amore della sua vita e tutte le mattine si sveglia accanto a lei; ha lasciato la polizia e ora insegna, ma per lui la felicità non è una cosa naturale. È come se camminasse sempre sopra una sottile lastra di ghiaccio. Ha il terrore che il ghiaccio si rompa ed è davvero molto probabile che questo succeda di nuovo", racconta a LaPresse Nesbø che a Milano è stato ospite della terza anticipazione di 'Tempo di libri', il nuovo salone dell'editoria in programma alla Fiera di Rho dal 19 al 23 aprile.
Non finiranno qui, dunque, le avventure di Harry Hole che avrà il volto di Michael Fassbender nel film in uscita a ottobre, 'The Snowman', tratto dal thriller di Nesbø 'L'uomo di neve'. "Ci saranno altri romanzi con protagonista Hole. Non posso dire quanti, ma per lui ho in mente una storia precisa. So già come e quando questa storia finirà e allora, di sicuro, non ci sarà nessuna resurrezione. Sarà l'epilogo per Hole, da cui non si tornerà indietro", spiega Nesbø che con i suoi thriller ha venduto oltre 30 milioni di copie. In uno di questi, 'Lo spettro', aveva lasciato intendere di aver eliminato il leggendario detective, scatenando il panico tra i fan.
In 'Sete', a Oslo si aggira un serial killer-vampiro che uccide le sue vittime, tutte donne, con una dentiera dagli affilati denti di ferro. "Dracula però non c'entra nulla. Stavo facendo delle ricerche per un'altra storia e mi sono imbattuto nella sindrome di Renfield o vampirismo clinico. È un impulso irrefrenabile a bere sangue, il proprio o quello di animali. Solo in casi estremi per questo si arriva a uccidere. Ho scoperto che ad alcuni famosi serial killer era stato diagnosticato questo disturbo. Renfield inoltre era il nome dell'assistente di Dracula interpretato da Tom Waits nel film di Francis Ford Coppola. È uno di quei casi in cui la realtà e la psichiatria incontrano miti e leggende. Un aspetto che ho trovato molto affascinante anche perché io lavoro allo stesso modo, in bilico tra realtà e fiction", dice ancora Nesbø che confessa di non essere proprio a suo agio con la vista del sangue. "Diciamo che non svengo, ma quando faccio un prelievo guardo da un'altra parte. Quando a scuola il mio professore di biologia parlava del sangue che scorre in tutto il corpo, per l'impressione dopo un po' non riuscivo più a tenere la penna in mano".
Il killer dai canini d'acciaio nel romanzo individua le sue prede su Tinder, la app di incontri che Nesbø ammette di non aver sperimentato personalmente. "Molte delle cose che succedono nei miei libri le provo davvero, come fare skydiving o lanciarmi da grandi altezze. Ma con Tinder ho detto no perché non mi sarei sentito a mio agio a illudere qualcuno che volevo incontravo solo per fare delle ricerche. Alla fine ho arruolato una mia amica che era appena tornata single. È stata lei a raccontarmi tutto quello che succede, di strano e divertente, durante questi appuntamenti. Ha cominciato timorosa, ma poi è diventata una vera professionista del dating online. E c'è anche un lieto fine: proprio grazie a Tinder la mia amica ha trovato un nuovo fidanzato".
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