Il giornalista spiega perché la statua simbolo dell'Abruzzo potrebbe essere un falso
(LaPresse) – Giornalista, ex fotomodello con la passione per l’archeologia, Alessio Consorte pone dei dubbi sul Guerriero di Capestrano, statua divenuta simbolo identitario dell’Abruzzo, che gli archeologi fanno risalire al periodo italico. Cerca risposte il regista e produttore del film ‘Decumano maximo’ (2021), minuziosa ricostruzione storica della Guerra sociale e del conflitto che, dal 91 all’88 a.C., vide opporsi i popoli italici allo strapotere di Roma. “Ho sentito la necessità di raccontare la mia terra, l’Abruzzo, e sono andato per 5 lunghi anni alla ricerca di siti archeologici riferiti alle popolazioni italiche”. Ha raccontato a LaPresse Consorte sottolineando di aver visitato, sulle alture degli Appennini abruzzesi, gli Ocres, cinte fortificate, costruzioni in pietra poligonale “dove c’è l’anima dei popoli italici – ha aggiunto – Questa ricerca mi ha permesso di portare all’attenzione dell’Istituto nazionale di astrofisica e dei suoi professori illustri, quali Adriano Gaspani e Silvia Motta, la questione dell’orientamento astronomico di questi siti”. Dallo studio del posizionamento dei siti Italici è stato così scoperto che sono orientati a ceti astri e satelliti. Sono stati prodotti dei dati importanti che saranno oggetto di un convegno scientifico a Timisoara (Romania), tra il 5 al 9 settembre, per conto della Società europea di archeoastronomia, ha annunciato il regista. Dall’inchiesta giornalistica del docufilm nascono i primi dubbi sulla statua del Guerriero di Capestrano, trovata nel 1934 da un contadino intento a lavorare la vigna, nei pressi di Capestrano, nell’Aquilano. “Ho avuto modo di prendere visione di una lettera, pubblica su un libro del ricercatore e archeologo professor Fulvio Giustizia, pubblicata da un archeologo del Vaticano, stimatissimo uomo di Dio e massima esponente di archeologia, padre Antonio Ferrua che riporta la notizia circa la falsità del Guerriero di Capestrano che sarebbe stato fabbricato ad hoc da un antiquario. “Ho letto tutte le carte, sono andato sul posto a verificare, ad ascoltare anche alcune memorie storiche” e Consorte giunge ad ipotizzare che il Guerriero sia un ‘presunto reperto’. Secondo gli archeologi la statua, in calcare tenero, è l’immagine del re Nevio Pompuledio che si ergeva in origine, spiegano gli studiosi, in cima al suo tumulo sepolcrale della necropoli di Aufinum. “Ho chiesto anche le analisi del colore rosso presente sulla statua e sul ‘torsetto’ femminile, molto presumibilmente rinvenuto su quel terreno, mi è stato detto che queste analisi sono state effettuate negli anni ’90. Ho chiesto le pubblicazioni per farle esaminare ad altre università specializzate nella pigmentazione del colore rosso, ma questo dato non mi è stato mai fornito – ha continuato – Sono state mai fatte queste analisi? Le chiedo perché è sicuramente un elemento che può portare alla comunità scientifica internazionale il privilegio di poter comprendere se rientra nella statistica delle pitture del V, VI, VII secolo avanti Cristo”. La ricerca è solo cominciata per Consorte che nel suo prossimo documentario approfondirà alcune questioni irrisolte di altri ritrovamenti archeologici della regione. “Dove c’è il dubbio c‘è anche la necessità di dare una risposta scientifica che possa acquietare gli animi e le menti”, ha spiegato il giornalista rimarcando il rispetto per tutto: “Un conto è un’ipotesi e un conto è fornire un dato certo” ha concluso. L’immagine della statua del Guerriero di Capestrano finirà presto sul nuovo stemma e sul gonfalone della Regione Abruzzo così come disposto dalla legge regionale approvata all’unanimità il 5 luglio dal Consiglio regionale.
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