La scrittrice è morta giovedì sera a 51 anni ed era malata da tempo di un carcinoma
Sono terminati i funerali di Michela Murgia alla Chiesa degli Artisti a Roma. La bara, accolta da un lungo applauso al suo arrivo fuori dalla chiesa, davanti a una folla di persone, all’uscita è stata portata a spalla da alcuni componenti della famiglia e dall’amico Roberto Saviano. Lunghissimo, anche qui, l’applauso da parte delle persone che hanno atteso per ore sotto il sole. La piazza e le persone rimaste all’interno della chiesa hanno intonato ancora una volta l’inno partigiano ‘Bella Ciao’.
Alle esequie era presente tutta la famiglia ‘queer’, come la definiva la scrittrice morta giovedì di tumore a 51 anni, e tra gli altri, anche la segretaria dem Elly Schlein, Francesca Pascale con la compagna Paola Turci. In chiesa niente fiori, secondo quanto disposto dalla stessa Murgia, tanto che è stato rimandato indietro anche la corona di fiori del Comune di Roma. Secondo quanto appreso da LaPresse da fonti della famiglia, l’attivista non voleva fiori recisi in chiesa. Tutti i cuscini mandati da diverse autorità, dal sindaco al Comune, rimasti fuori sul sagrato. L’unica composizione presente in chiesa vicino alla bara è quella scelta e voluta da lei, con fiori di carciofo, limoni, peperoncino e mirto.
La scrittrice è morta giovedì sera a 51 anni ed era malata da tempo di un carcinoma. Nata nel 1972 a Cabras, in provincia di Oristano, aveva esordito nel 2006 con ‘Il mondo deve sapere’. Tra le sue opere più note ‘Accabadora’, ‘Tre ciotole’ e ‘Istruzioni per diventare fascisti’.
Centinaia le persone comuni che hanno voluto omaggiare l’intellettuale e che si sono radunate nel piazzale sotto il sole di Roma. Tra le personalità politiche che sono entrate all’interno della chiesa c’è anche la segretaria dem Elly Schlein.
Lo storico e critico d’arte Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, ricorda le sue polemiche con la scrittrice Michela Murgia, e osserva: “Non sono un ipocrita, e nel rispetto che si deve a chi non c’è più, e ancor più a chi le ha voluto bene, devo dire che della Murgia donna di cultura conservo un pessimo ricordo. Come quando, per esempio, disse di Battiato: ‘Scriveva delle minchiate’. Mi sarei aspettato argomentazioni più profonde invece che una battuta così triviale. Ricordo anche quando, per puro pregiudizio politico e faziosità, trasformò un saluto militare in un saluto fascista. O quando, pochi giorni fa, polemizzando con l’amministrazione di Ventimiglia, ha evocato addirittura ‘il regime fascista’. Della Murgia ho apprezzato coraggio e determinazione, e certamente la dignità con cui ha affrontato la malattia, ma credo appartenesse a quella schiera di mitizzati intellettuali di sinistra a cui tutto è concesso, anche insultare uno dei più grandi autori e compositori della musica italiana, con il compiacimento dei moralisti alla bisogna, pronti invece a scagliarsi contro i sovvertitori del ‘politicamente corretto’: penso a giornali militanti come ‘Il Fatto’ o ‘La Repubblica’. Grande rispetto per la sofferenza di questa donna e per la sua morte, ma vedo e leggo messaggi e parole di circostanza che rivelano incoerenza e ipocrisia. Anche la Murgia, quando interveniva nel dibattito politico, diceva, per usare le sue stesse parole, un sacco di ‘minchiate’, spesso frutto di pregiudizio ideologico e politico. Ricordarlo oggi che non c’è più significa renderle onore con franchezza e lealtà”.
Circa mille le persone che si sono radunate davanti la Chiesa degli Artisti a Roma. Dalla piazza, che attende l’uscita del feretro per l’ultimo saluto, è partito il canto ‘Bella Ciao’: persone comuni stanno aspettando sotto un sole cocente la fine del funerale, seguendolo sugli smartphone tramite le diverse dirette social e web. Alcune di loro sono state colte da malore e svenute, venendo soccorse dal 118. Intanto all’interno diversi amici della scrittrice hanno preso la parola per ricordarla, da Lella Costa a Chiara Valerio.
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