Nel volume 'Sii tenero, sii coraggioso' la peculiarità del dialogo nella comunicazione del pontificato di Bergoglio

La peculiarità del dialogo nella comunicazione del pontificato di Papa Francesco. ‘Sii tenero, sii coraggioso’, è questo il titolo del libro di padre Antonio Spadaro sotto-segretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano edito da LEV e Garzanti. Il testo raccoglie 18 conversazioni tra Bergoglio e i gesuiti incontrati durante i suoi viaggi apostolici.

Un volume che esce a poco meno di 100 giorni dall’inizio del Giubileo del 2025, evento che arriva in un mondo sempre più dilaniato da quella “Terza Guerra Mondiale a pezzi” che sembra non conoscere fine.

Riprendendo il titolo del libro, Padre Spadaro dice a LaPresse: “Il titolo è dell’editore, che lo ha difeso nonostante qualche mia perplessità. Devo dire che aveva ragione. Si tratta di una espressione che il Papa ha usato parlando ai gesuiti del Congo, un Paese ferito. Ma l’ha ripetuto spesso, in realtà: coraggio e tenerezza. Tante volte il Papa ha chiesto audacia e coraggio. Ma ha sempre tenuto a precisare che non deve essere quello di ‘Rambo’, uno sfoggio di potenza. Il coraggio va di pari passo con la tenerezza, con la consapevolezza della fragilità, della prudenza necessaria, dei limiti. Il problema è che di questi tempi la logica della ‘pace’ viene declinata come logica della ‘vittoria’. Il coraggio sa dare la vita, difendere le cose che si hanno care, come anche la patria. Non ci deve essere ‘pusillanimità’, altra parola che lui ha usato, sebbene sembri oggi obsoleta. Ma non dobbiamo mai dimenticare di essere umani, di cercare con ostinazione soluzioni praticabili. La tenerezza, ha scritto nella Fratelli tutti, “è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti”. Ed è interessante che Francesco nella sua enciclica declini la ‘politica’ con la parola ‘gentilezza’ che di questi tempi sembra appartenere a un universo parallelo”.

‘Spotaneità nel modo di parlare’

Entrando nel merito dei dialoghi, padre Spadaro elenca alcune caratteristiche della visione di Francesco: “Mi pare che abbiano espresso una spontaneità familiare nel modo di parlare –  continua padre Spadaro -, un chiaro legame con le sue radici spirituali nella Compagnia di Gesù, una visione del futuro fatta di realismo e di un senso di urgenza, di azione concreta. L’ho percepito molto consapevole delle situazioni, anche dei problemi della Chiesa e del contesto politico-sociale, ma decisamente propositivo e direià propulsivo. Una delle sue espressioni più tipiche nei colloqui è ‘Avanti!’. I colloqui di Francesco con i gesuiti sono una sorta di ‘genere’ peculiare della comunicazione di questo pontificato – continua padre Spadaro-. Il Papa ha sempre detto chiaramente di non voler fare discorsi né di volerne ascoltare. Non ama neanche quando i colloqui sono troppo preparati.

Crede nell’oralità e nella sua potenza comunicativa semplice e spontanea. Per questo non c’è un colloquio particolare che mi ha colpito, ma l’ambiente che crea con la sua presenza. Ha colpito tutti, mi pare, la visibile energia di Francesco”.

Padre Spadaro racconta poi l’esperienza dell’ultimo viaggio compiuto insieme a Bergoglio in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Est e Singapore, il 45esimo di un Papa che, seguendo le orme di San Giovanni Paolo II, si conferma un ‘Trattore della Fede’: “Si è trattato di un viaggio lungo, con tre cambi di fuso orario, ma anche di clima e di contesto – dice padre Spadaro -. Ma è evidente che lui prende energia dalla gente che incontra. Immagino che il suo corpo sia segnato dalla stanchezza, ma non dallo stress. Chi viaggia accanto a lui lo percepisce. L’ho visto anche emozionato. Ha una forte motivazione interiore. Credo che sia tornato motivato e felice di avercela fatta, ed era chiaro che lì avvertiva la consolazione per la vita e la vitalità della Chiesa nei Paesi che ha visitati”.

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