La giornalista e scrittrice ha presentato "Nemico ideale" al teatro Parioli di Roma
“È stato un anno terribile e forse peggiorato negli ultimi giorni, negli ultimi mesi, sempre di più, è molto importante continuare a raccontare, molto importante continuare a porre punti di vista che non sono sempre uguali perché anche gli ebrei non sono un punto di vista unico. Ognuno di noi ha delle sensibilità, delle opinioni. Ognuno di noi ha avuto un anno difficile a suo modo”. Così a LaPresse Nathania Zevi a margine della presentazione, al Teatro Parioli di Roma, del suo libro ‘Il nemico ideale’.
“Il libro – aggiunge – si chiama il nemico ideale perché gli ebrei nei millenni, e non solo oggi, hanno costituito proprio il mirino giusto, il manichino su cui appendere tutta una serie di pregiudizi, anche tra loro se vogliamo contrapposti, perché sono pochi e sono per lo più riconoscibili, meno ambientati nel resto della popolazione e per questo per molti, non conoscendone neppure uno, proprio perché siamo così pochi, possono diventare il nemico ideale in tutte le circostanze. Lo abbiamo visto col covid, lo vediamo col 7 ottobre e in altre occasioni”.
Sugli scontri di sabato a Roma commenta: “È chiaro che siamo in un mondo in cui ormai la polarizzazione delle opinioni non lascia spazio a quella che è una critica costruttiva, che per carità si può fare nei confronti delle politiche di qualunque Stato. Ma ciò che è incredibile è che la critica a un governo si trasforma in antisionismo, ‘Israele non deve esistere’, che è un caso unico, perché siamo spesso contrari o piuttosto favorevoli a politiche di uno o di un altro Paese, ma non ci definiamo per esempio anti francesi”. “L’auspicio – conclude – è ovviamente di andare il più presto possibile ad una risoluzione pacifica dei conflitti, a una stabilizzazione della situazione, ma per fare questo occorre che si pongano tutti in questa disposizione d’animo”.
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