Il sovrintendente uscente in un'intervista a Repubblica: "Ad Ortombina non posso che augurare il meglio"
Il sovrintendente uscente della Scala di Milano, Dominique Meyer, ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica, dopo la Prima del 7 dicembre in cui ha toccato vari argomenti: la norma che lo costringe a lasciare, il suo successore, la situazione economica dello storico teatro d’opera milanese.
La norma voluta da Sangiuliano
“Nel momento in cui annunciavo un utile di quasi 9 milioni di euro, cosa mai successa alla Scala, ho saputo che lì mi sarei fermato. Trovo questa norma, voluta dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, piuttosto bizzarra”, ha dichiarato Meyer che ha poi aggiunto: “In Italia si può essere capo dello Stato o presidente del Senato ben oltre i 70 anni, per un incarico molto meno oneroso come la sovrintendenza di un teatro c’è un limite di età”.
Meyer: “Non sono un accentratore”
Lavoro 90 ore alla settimana, con la stessa energia di vent’anni fa. Certo, qualcuno potrebbe dire che è un’illusione dovuta alla senilità precoce”. Così i. A chi lo considera troppo accentratore, Meyer risponde: “Ho visto troppi teatri in cui i due ruoli separati producevano un muro contro muro tra genio artistico senza limiti e direttore amministrativo cattivo che dice sempre di no. Quanto all’essere accentratore, credo di aver lavorato nella direzione opposta, distribuendo le deleghe, incontrando e ascoltando tutti”.
La situazione economica della Scala e il successore Ortombina
Gli sponsor hanno assicurato per 44 milioni di euro, mentre ministero, regione e comune insieme arrivano a 40 milioni. “L’Opèra di Parigi percepisce dallo Stato 100 milioni di euro, il dato parla da solo”, sottolinea Meyer che sul suo successore Fortunato Ortombina, afferma: “È un amico da trent’anni, non posso che augurargli tutto il meglio”.
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