Fondata il 18 febbraio del 1925 grazie all’iniziativa di Giovanni Treccani degli Alfieri e Giovanni Gentile, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani nasce con la missione di realizzare, aggiornare, pubblicare e diffondere l’Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti.
La missione dell’Enciclopedia Treccani
L’Istituto, che celebra oggi i suoi 100 anni di sapere alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo un secolo è ancora un punto di riferimento multidisciplinare dell’eccellenza italiana che accompagna la storia del nostro Paese e ne testimonia l’identità culturale. “Uno eredita e poi investe nel futuro della società il ché vuol dire consapevolezza, educazione e speranza – spiega Carlo Ossola, presidente della Treccani – I libri sono fatti per questo, per dare uno sguardo largo e un’orizzonte ancora più largo. Siamo in una situazione di grande caos per la sovrapposizione di dati che si annullano l’uno con l’altro.
L’ Enciclopedia serve a dare un ordine, a dare una sintassi, a fare in modo che il sapere diventi carne viva di ogni cittadino. Se prima l’enciclopedia serviva ad informare – conclude Ossola – ora serve a formare, a dare consistenza a questa fisicità dell’uomo che non può essere soppressa. Il virtuale è una bellissima cosa ma le fisicità delle persone che esistono è ancora più importante”. Alle celebrazioni dei cento anni di Treccani era presente anche il ministro della Cultura, Alessandro Giuli: “Treccani compie cento anni e lo fa con il suo spirito naturale che è uno spirito enciclopedico di armonia e concordia universale, caratteristica della sua missione originaria che ancora oggi è viva e presente attraverso uno splendido rapporto tra la cultura analogica dei libri e quella digitale, come si può ben vedere anche nella mostra”.
“TreccaniCento è un ultimo aggiornamento – spiega Massimo Bray, direttore generale di Treccani – che abbiamo voluto e in cui abbiamo capito che le trasformazioni tecnologiche stanno mettendo in discussione alcune categorie su cui eravamo abituati a convivere per secoli. Cito sempre il tempo che non è quello conosciuto nei secoli scorsi, oggi abbiamo bisogno di essere sempre connessi, di non avere pause, corriamo sempre. Così, il termine connessione ci ha fatto pensare che forse era necessario scrivere ‘disconnessione‘: questa forma di difesa che abbiamo che ci permette di non essere soli e riscoprire il valore di essere comunità, di trovarci, toccarci, stare vicini. Tutto questo era importante che Treccani lo provasse a mettere per iscritto perchè quella capacità di orientare il lettore e gli utenti è una cosa che Treccani deve fare nel nuovo millennio“.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata