"Dico addio a un Maestro. A una Guida straordinaria" ricorda lo scrittore Andrea Di Consoli. Rossi (ad Rai) sottolinea la grande passione

È morto a 94 anni Walter Pedullà, saggista e critico letterario, era stato a lungo docente universitario di Letteratura Italiana moderna e contemporanea a Roma, nonché giornalista. Fu anche presidente della Rai. A darne conferma la famiglia. “Oggi dico addio a un pezzo della mia vita giovanile. Dico addio a un Maestro. A una ‘Guida straordinaria’. A una Intelligenza superiore. Gabriele, il figlio, mi ha appena detto che è morto Walter Pedullà. Per me è un giorno tristissimo. Vi prego di non dimenticarlo mai e di leggere le sue opere. Addio, professore. E mi scusi se non sono mai riuscito a darle del ‘tu’ come mi chiedeva sempre”, il post dello scrittore Andrea Di Consoli. 

“La notizia della scomparsa di Walter Pedullà addolora profondamente tutta la Rai, nel ricordo della grande passione con la quale ha operato dal 1977 al 1992 nel Consiglio di amministrazione del Servizio Pubblico, di cui è stato anche presidente dal 1992 al 1993. Con lui scompare un uomo di grande cultura, un “maestro” della critica del Novecento con una visione ‘alta’ del ruolo della Rai, al cui servizio ha sempre messo il proprio sapere e la propria esperienza. Ai suoi familiari la sincera vicinanza e il cordoglio di tutte le lavoratrici e i lavoratori del Servizio Pubblico”. Così l’Amministratore Delegato, Giampaolo Rossi, e il Cda della Rai ricordano l’ex presidente Walter Pedullà, scomparso ieri.

Walter Pedullà era nato a Siderno il 10 ottobre 1930. È stato un saggista, critico letterario e giornalista italiano 1962 al 1980 nei quotidiani Avanti!, Messaggero, l’Unità, Italia Oggi e Il Mattino. Ha diretto con Nino Borsellino ‘la Storia generale della letteratura italiana’, in dodici volumi, che, edita nel 1999 da Rizzoli e Motta. È stato presidente o membro delle giurie di premi letterari, tra cui Strega, Viareggio, Campiello. Presidente della Rai da febbraio 1992 a luglio 1993 e presidente del Teatro di Roma dal 1995 al 31 ottobre 2001. Ha ricevuto l’onoreficenza di Cavaliere di Gran Croce per meriti culturali. È autore di numerosi libri di saggistica letteraria, tra cui monografie su Savinio, Gadda, Palazzeschi, Debenedetti, raccolte di saggi centrati su temi generali del Novecento come il futurismo, la neoavanguardia, la comicità, la Controcultura, il fantastico, la questione meridionale, l’emarginazione.

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