Lo scrittore fu anche candidato alle presidenziali in Perù, sconfitto da Fujimori
Mario Vargas Llosa, il grande scrittore morto oggi a 89 anni, ha avuto una biografia avventurosa, dalla famosa lite con tanto di pugno a Gabriel Garcia Marquez fino al Nobel per la Letteratura nel 2010, passando anche per l’impegno politico (si candidò due volte alla presidenza del Perù nel 1988 e 1990). “E’ con profondo dolore che annunciamo che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è mancato serenamente oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia – hanno scritto i tre figli Alvaro, Gonzalo e Morgana in una lettera pubblicata su X – La sua scomparsa rattrista parenti, amici e i suoi lettori di tutto il mondo, ma speriamo che possano trovare conforto, come noi, nel fatto che ha vissuto una vita lunga, avventurosa e fruttuosa e che lascia dietro di sé un’opera che sopravvivrà”. Per volontà della famiglia i funerali saranno celebrati in forma privata e le sue spoglie saranno cremate.
Il Premio Nobel nel 2010

07/06 /2018 – Milano (MI)
Mario Vargas Llosa in Cattolica
Il Nobel lo conquistò per “la propria cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo”. La vita di Mario Vargas Llosa, scomparso a Lima all’età di 89 anni, è fortemente legata al suo Paese, di cui ha raccontato le vicissitudini sociali e politiche imponendosi come uno dei grandi protagonisti del boom letterario latinoamericano degli anni ’60 e ’70. Scrittore e drammaturgo, nell’arco della sua carriera ha spaziato tra vari generi, dal giornalismo alla saggistica, ma le sue opere sono state adattate anche alla tv e al cinema.
La biografia di Vargas Llosa
Nato nel 1936 ad Arequipa, nel sud del Perù, e cresciuto con la famiglia materna dopo il divorzio dei genitori (la relazione problematica con il padre caratterizzò per sempre la sua vita), inizia la carriera letteraria nel 1957 con la pubblicazione di alcuni racconti, ‘Los jefes’ e ‘El abuelo’, mentre collaborava con due giornali. L’anno dopo, grazie a una borsa di studio, parte per l’Europa, con destinazione Madrid, dove rimane per due anni. In seguito, con la moglie Julia Urquidi (da cui si separa nel 1964 sposando l’anno successivo una cugina, Patricia Llosa, madre dei suoi tre figli), si trasferisce a Parigi.
I capolavori di Vargas Llosa
Qui comincia a scrivere in maniera regolare, sulla scia del successo ottenuto con il romanzo ‘La città e i cani’ (1963), ambientato in una accademia militare e ispirato alla sua esperienza nella struttura frequentata in gioventù a Lima. In patria Vargas Llosa viene però accusato di essere al soldo del governo ecuadoriano e di screditare l’esercito nazionale. Nel libro successivo, ‘La casa verde’ (1966), lo scrittore racconta le vicende di una ragazza sottratta a una tribù e fuggita in seguito dalla comunità religiosa in cui era cresciuta per diventare una prostituta. Con questo romanzo vince la prima edizione del Premio Rómulo Gallegos, battendo la concorrenza di scrittori più esperti come Gabriel García Marquez. Tre anni dopo esce ‘Conversacion en La Catedral’, uno dei suoi capolavori, un ritratto del Perù sotto la dittatura di Manuel A. Odría negli anni ’50 attraverso la descrizione delle vite di personaggi di diverso ceto sociale.
L’ultimo libro di Vargas Llosa
Il suo ultimo romanzo, uscito pochi mesi fa, alla fine del 2024, è ‘Le dedico il mio silenzio’. La prima stesura di questo libro, come rivelato dallo stesso scrittore, era terminata ad aprile 2022 a Madrid.
Quando diede un pugno a Gabriel Garcia Marquez
Simpatizzante del comunismo e ammiratore da giovane di Fidel Castro, a partire dagli anni ’80 diventa un sostenitore del liberismo, incrinando il rapporto di amicizia instaurato con Garcia Marquez, sul quale Vargas Llosa aveva scritto la tesi di dottorato. I due non si sono parlati per più di 30 anni per un litigio avvenuto a Città del Messico nel 1976 sfociato in un pugno al volto tirato dallo scrittore peruviano all’autore colombiano.
L’impegno politico
Sul finire degli anni ’80 avvia la sua breve carriera politica, culminata con la partecipazione alle elezioni generali del 1990 come candidato della coalizione di centrodestra alle presidenziali. La delusione per la sconfitta rimediata contro Alberto Fujimori lo spinge a lasciare il Paese e a tornare in Europa, dove nel 1993 ottiene dal governo spagnolo – allora a guida socialista – la cittadinanza spagnola. L’anno successivo viene nominato membro della Real Academia Espanola, anni dopo – nel 2011 – viene nominato marchese da Re Juan Carlos I.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata