Il passato e il presente si intrecciano nel romanzo di Elvira Serra
Il passato e il presente si intrecciano, gli amori fluiscono e le scelte diventano crocevia tra una prima parte di vita e quella che verrà. Sullo sfondo, un mestiere che col passare degli anni ha cambiato i suoi strumenti, i supporti, aumentato la concorrenza e ora si sente minacciato da social e intelligenza artificiale, ma che si è sempre basato solo su una semplice parola: la notizia. C’è sempre qualcosa di autobiografico nei libri di Elvira Serra, ma forse mai come in ‘Le Voci di Via del Silenzio’ (ed. Solferino, 256 pp.), in uscita oggi nelle librerie, la sua professione di giornalista è protagonista tra le pieghe del romanzo. Anche se il fil rouge è sempre “l’autodeterminazione della donna”, racconta l’autrice a LaPresse, sicura che sarà “un libro che non deluderà il lettore. Sicuramente. Non vedo l’ora di incontrare di nuovo le mie lettrici, di ascoltare le loro reazioni. Dentro c’è dedizione e passione, molta disciplina”, chiarisce Serra, che nel suo nuovo lavoro mette in scena un dialogo di voci ed esistenze che si parlano a distanza di anni, cariche di dubbi, attese, speranze. La somma delle strade che abbiamo deciso di percorrere e delle rinunce che abbiamo fatto: nella storia di Luca e in quella di Giulia ritroviamo il nostro bisogno di realizzarci, il desiderio di una vita diversa, la fatica di trovare noi stessi e la determinazione, carica di destino, dei momenti di svolta. “Quanto è difficile passare dalla scrittura giornalistica a quella di un romanzo? Mi sto impratichendo – assicura – all’inizio era più difficile, un piano del libro era confortevole per me, la ricostruzione dei fatti di cronaca, e mi sono lasciata molto andare, devi imparare a lasciarti andare. È lontano dalla mia vita per l’evoluzione che avrà, ma certi personaggi che prima erano minori poi via via volano”.
‘Le Voci di Via del Silenzio’ mette a confronto un enfant prodige del giornalismo radiofonico, Luca, e una grande giornalista del Corriere della Sera, Giulia Belgioioso, che ha deciso di farsi monaca dopo una vita da inviata speciale. Nel monastero di clausura sull’isola di San Giulio, la conversazione tra i due procede, illuminando dettagli sul passato avventuroso della ex giornalista, mentre in Luca cresce un malessere che non ha a che fare con la vicenda personale della monaca, ma con la sua. “E’ una storia che abbraccia 40 anni – racconta Serra – si apre con l’attentato al Papa nel 1981 e si chiude con le elezioni americane dello scorso novembre. Io ero una bambina durante l’attentato al Papa, ero lì in gita scolastica ed è sicuramente stato un evento che mi ha molto colpita. La protagonista è una inviata speciale del Corriere della Sera che all’apice del suo successo decide di andarsi a rifugiare in un monastero, Luca va lì per raccontare la storia della badessa. È un confronto con questo giovane alla ricerca di sé e si confronta con una giornalista di un’altra epoca che ha un altro modo di lavorare e ha un vissuto molto ricco”. Anche il luogo dove sorge il monastero, l’Isola di San Giulio, non è frutto del caso ma della passata esperienza della stessa autrice: “L’idea è partita da una trasferta di lavoro che avevo fatto su San Giulio, poi un pezzo uscito sul Corriere della Sera sulla vita monastica. Lì ci sono monache, hanno una foresteria e accolgono i pellegrini”. Nella storia della badessa, ma anche in quella di Luca, “non c’è rinuncia, c’è scelta, il rilancio, un desiderio di svelarsi e di andare oltre. Ci sono due temi a me molto cari: la ricerca di sé, e vale sia per il maschile che per il femminile, ma anche l’autodeterminazione della donna: Giulia fa scelte poco popolari, vista dal di fuori licenziarsi dal Corriere sarebbe da matti, ma rivendica la sua libertà sul che vita vuole vivere”.
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