La Corte Costituzionale ha scritto la parola fine dopo la contestata norma che aveva portato al "pensionamento" anticipato di Stephan Lissner, poi reintegrato dal Tribunale del Lavoro

E’ illegittima, “per evidente mancanza dei presupposti di straordinaria necessità e urgenza”, la disposizione del decreto legge 51 del 2023 che prevede “l’immediata cessazione dagli incarichi in corso per i sovrintendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche che abbiano compiuto il settantesimo anno di età”. Con la sentenza numero 146, depositata oggi, la Corte Costituzionale scrive la parola fine sul caso del Teatro San Carlo di Napoli dopo la contestata norma che lo scorso anno aveva portato al “pensionamento” anticipato di Stephan Lissner, l’unico dei sovrintendenti ad aver compiuto già 70 anni, poi reintegrato dal Tribunale del Lavoro a scapito di Carlo Fuortes, l’ex ad della Rai nel frattempo nominato al suo posto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

“Una sentenza storica e una sconfitta clamorosa per il governo”, dice a LaPresse il costituzionalista Giulio Enea Vigevani, membro del collegio difensivo che ha assistito Lissner, che parlando con i suoi legali si è detto “contento e soddisfatto anche sul piano civile”. Dopo la decisione della Consulta, spiega infatti il professor Vigevani, “probabilmente, Lissner finirà serenamente il suo mandato nella prima metà del 2025. Credo che il teatro debba corrispondergli anche le mensilità che non erano state corrisposte nel periodo intercorrente tra la revoca e la reintegrazione. E forse anche i danni, che noi abbiamo chiesto”.

Con la sua nuova pronuncia, la Corte ribadisce che il ricorso allo strumento della decretazione d’urgenza, pur affidato all’autonoma scelta politica del Governo, è assoggettato a precisi “limiti costituzionali” e a “regole giuridiche indisponibili da parte della maggioranza, a garanzia della opzione costituzionale per la democrazia parlamentare e della tutela delle minoranze politiche”. Un potere normativo, richiamano i giudici, che “non può giustificare lo svuotamento del ruolo politico e legislativo del Parlamento, che resta la sede della rappresentanza della Nazione” e deve essere esercitato “nel rispetto degli equilibri costituzionalmente necessari”. Per Vigevani “questa è la prima volta che la Consulta dichiara l’incostituzionalità di un decreto legge perché mancava palesemente la necessità di urgenza. E’ una sentenza storica questa e, se vogliamo metterla dal lato del governo, è una sconfitta clamorosa perché mette in discussione questo abuso continuo della decretazione d’urgenza”.

Secondo il MiC, ad ogni modo, la Consulta “ha evidenziato solo la mancanza dei presupposti di necessità e urgenza di provvedere tramite decreto-legge, senza entrare nel merito della decisione di fissare un’età massima per i sovrintendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche, che è evidentemente lasciata alle scelte discrezionali del governo”. “Nessuna bocciatura”, sostiene con forza anche il sottosegretario al Mef Federico Freni, affermando che la sentenza della Corte “interviene esclusivamente sullo strumento della decretazione d’urgenza” mentre “tutte le altre questioni di merito, a iniziare dal limite dei 70 anni, restano pertanto valide”. La sentenza non cambia nulla alla Scala di Milano ma è comunque una ‘rivincita’ anche per Dominique Meyer – sostituito prima dei 70 anni, nel 2025 – che a margine dell’ultima conferenza stampa aveva attaccato Sangiuliano: “Un ministro ha deciso di pensionarmi ma la mia vita va avanti e a breve vi dirò dove andrò. Vado ad aiutare un’altra istituzione. Sono comunque contento di avere Fortunato Ortombina come successore”. 

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