Milano, 22 giu. (LaPresse) – Sarebbero state le dichiarazioni dell’ex numero uno di Eni a Mosca, Mario Reali, a far partire l’inchiesta per le presunte tangenti che i vertici delle grandi aziende italiane avrebbero pagato, estero su estero, ai top manager di Eni per essere ammesse a far parte di appalti da miliardi di dollari. Eni, da quanto si apprende, è indagata in base alla legge 231 insieme con la controllata Saipem, per corruzione internazionale. Reali era già stato sentito dai pm milanesi nell’ambito di un’altra inchiesta sul gas ed era stato intervistato dalla trasmissione ‘Report’ di Milena Gabanelli a proposito dei giacimenti kazaki. Karachaganakh e Kashagan.
L’inchiesta avviata dal pm Fabio De Pasquale, come ha riportato oggi il Corriere della Sera, descriverebbe un sistema nel quale le grandi aziende italiane dell’ingegneristica e delle costruzioni avrebbero pagato tangenti per partecipare ad appalti internazionali. In particolare, questo sistema sarebbe stato applicato per il giacimento di petrolio iracheno Zubair, uno dei più grandi al mondo, e quello di Jurassic Field, nel Nord del Kuwait. A essere indagati sono, al momento, oltre alla società come persona giuridica, il vicepresidente di Saipem spa, Nerio Capanna, il capo del progetto Zubair, Diego Brachi, e tre mediatori, ovvero gli ex manager del settore Massimo Guidotti, Stefano Borghi ed Enrico Pondini. Sarebbe stato proprio l’ex manager in servizio a Mosca, che ha lasciato l’Eni dal 2005, a riferire di un sistema di corruzione sviluppato in particolare nell’ambito del giacimento in Kazakhstan.
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