Roma, 21 lug. (LaPresse) – Dalla crisi finanziaria a quella alimentare: è record storico per le quotazioni di soia e mais, necessari a nutrire gli animali per produrre latte e carne sui quali si riflettono i rincari, e vola anche il prezzo del grano destinato a produrre il pane. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle quotazioni di chiusura settimanale al Chicago Board of Trade, punto di riferimento o del mercato a livello internazionale, che in sole cinque settimane ha fatto registrare un balzo dei prezzi del 55% per il mais (chiusura a 8,24 dollari/bushel), del 26% per la soia (chiusura a 17 dollari per bushel) e del 50% per il grano (chiusura 9,43 dollari per bushel) per le consegne a settembre.

“L’andamento dei prezzi delle materie prime agricole – sottolinea la Coldiretti – sta provocando effetti sui mercati internazionali dove, con i rincari, si prospetta una ripresa dell’inflazione. Ma è allarme anche per il commercio internazionale, con il rischio di mancata consegna delle forniture con effetti drammatici – precisa la Coldiretti – sul piano della disponibilità di cibo nei paesi poveri e della sicurezza sociale in paesi come la Libia o l’Egitto che sono forti importatori di grano”.

“L’ aumento dei prezzi è giustificato sul piano congiunturale – continua la Coldiretti – dal clima che ha colpito con il caldo e la siccità la Corn Belt’ nel Midwest degli Stati Uniti, mentre un calo dei raccolti è previsto in Russia nella zona del Mar Nero per le alluvioni ed in Ucraina. La siccità che ha colpito gli Usa, secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration, è la peggiore dal 1956 in termine di aree colpite e secondo i dati del governo i raccolti di grano in “buona o eccellente” qualità sono appena il 31%, mentre per la soia sono il 34%”. A pesare, in realtà, sono, per Coldiretti, i cambiamenti strutturali “come ha evidenziano l’ultimo rapporto Ocse-Fao, secondo il quale la produzione agricola deve crescere del 60% nei prossimi 40 anni per far fronte all’aumento della domanda della maggiore popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spinge al maggiore consumo di carne e quindi di mangime per gli allevamenti”.

Per la Coldiretti i rincari si faranno sentire anche nel nord Italia, dove la siccità ha provocato “la perdita di decine di migliaia di ettari coltivati a mais, necessario, insieme alla soia nelle stalle per l’alimentazione degli animali per la produzione di carne e latte e quindi di fomraggi e salumi”. Una prospettiva che per Coldiretti “conferma l’importanza che l’Italia difenda il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile in una situazione in cui già adesso circa la metà dei prodotti alimentari sono importati, a cominciare dalla soia (80%), dal grano (50%) e anche dal mais (20%)”.

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