Produttività, Cgil: Testo non va bene, ma confronto va avanti

Roma, 19 nov. (LaPresse) – I nodi da sciogliere sono ancora tre e per questo il giudizio sul testo delle imprese, relativo alla produttività, “resta negativo su alcune parti sostanziali”, ma il confronto va comunque avanti. Con una lettera inviata a tutte le strutture del sindacato, è il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a dettare la linea: “Il negoziato – si legge nella missiva – merita la prosecuzione”, il confronto “non è esaurito”, ma il pressing di Confindustria, che ha inviato un testo da sottoscrivere alle altre parti sociali, è stato “un errore”. Il sindacato di corso d’Italia insiste e chiede correzioni su tre capitoli: contratto nazionale, accordo dello scorso 28 giugno e demansionamento. ll contratto nazionale di lavoro, sottolinea Camusso, deve “avere la funzione di tutelare il potere d’acquisto delle retribuzioni dell’insieme dei lavoratori”. “Per questo – spiega – abbiamo proposto una formulazione diversa del testo per rendere esplicita la separazione tra i due livelli: la garanzia del potere d’acquisto da attuarsi nei rinnovi contrattuali e l’introduzione di un altro elemento distinto, che scatterebbe laddove non vi sia la contrattazione aziendale”.

Non piace, invece, la soluzione prevista nel testo delle imprese dove l’indicatore Ipca (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato) è “onnicomprensivo del primo e secondo livello di contrattazione” e questo porterebbe alla “riduzione della protezione del potere d’acquisto delle retribuzioni”. Altro punto irrisolto è l’applicazione dell’accordo del 28 giugno 2011: “A distanza di più di un anno – sottolinea la leader della Cgil – questa era un’occasione utile per determinare un avanzamento nella sua reale applicazione, attraverso l’esplicitazione delle modalità con cui certificare la misurazione del numero degli iscritti”. “Su questa base – prosegue – la Cgil ha posto il tema di superare il vulnus democratico per quanto riguarda il tavolo del negoziato contrattuale dei meccanici. È evidente che la possibilità di partecipare al tavolo della Fiom non determina di per sè la possibilità di concludere unitariamente il rinnovo contrattuale, ma ripristina il diritto-dovere di un’organizzazione sindacale di rappresentare tutti coloro che l’hanno delegata”.

Alla Cgil non piace nemmeno la misura prevista nel testo relativa al demansionamento “laddove, anche a fronte di modifiche legislative in materia di età pensionabile, si ritiene che nella contrattazione e/o con una legislazione di sostegno si possa intervenire per una riduzione della qualifica professionale, con relativa riduzione della retribuzione”. Camusso giudica, inoltre, “discutibile” che “la strada scelta dell’incentivazione dei premi di produttività, attraverso la defiscalizzazione, possa essere riprodotta per qualunque materia contrattuale”. Dopo l’adesione della Cisl al testo inviato da Confindustria, oggi è arrivato anche l’ok della Uil. In una nota diramata al termine della riunione della segreteria nazionale, il sindacato di via Lucullo ha sottolineato che “la portata” dell’accordo “dipende dalla decisione del governo di rendere strutturale la detassazione dei premi di produttività, applicando un’imposta, sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali, al 10% sui redditi da lavoro dipendente fino a 40 mila euro lordi annui”.

La Uil ha deciso di firmare l’intesa, ma avverte il governo che “solo a questa condizione l’accordo avrà un senso e sarà in grado di contribuire all’avvio della crescita della produttività e della competitività in Italia”. “Si sollecita pertanto il governo – prosegue il comunicato stampa – a procedere coerentemente e ad attuare i provvedimenti conseguenti. Tali provvedimenti sono considerati dalla segreteria nazionale della Uil indispensabili a rendere esigibile l’accordo stesso”.