Roma, 3 apr. (LaPresse) – Lo spread sovrano “ha un impatto significativo” su banche italiane e imprese, sui costi di finanziamento e sulle condizioni dei prestiti. E’ quanto emerge da un Working Paper del Fmi sugli effetti del differenziale tra Btp e Bund a 10 anni sull’economia italiana. I risultati dell’analisi del Fondo mostrano come “il premio sul rischio maggiore vada rapidamente a riflettersi sui costi di finanziamento delle imprese”. Circa il 30-40 per cento dell’incremento del differenziale si trasmette alle aziende entro tre mesi, mentre il 50-60% va a pesare sul credito in sei mesi. L’aumento del costo e delle “pressioni” sul credito, spiega il Fmi, “rappresenta il driver principale che ha portato al rallentamento dei prestiti nell’ultimo anno”. Il tasso annuale di crescita del credito per il settore privato non finanziario, riporta lo studio del Fondo, è calato dal 3,5% nel novembre 2011 al -0,9% di dicembre 2012, mentre per le piccole imprese l’andamento del credito è peggiorato dallo 0,4% di novembre 2011 al -5,9% di novembre 2012.
Inoltre, sottolinea ancora il Fondo, anche i differenziali sui credit default swap delle cinque maggiori anche italiane risentono dell’andamento dello spread. Secondo lo studio “questo effetto tende a essere maggiore per gli istituti con un capitale relativamente più basso e tassi più alti di sofferenze e crediti deteriorati”. Il Fondo consiglia al sistema bancario italiano ulteriori “sforzi per rafforzare il capitale delle banche” e per la cessione di asset che hanno perso valore. Il Fmi spiega ancora che “i livelli elevati di debito dell’Italia e l’aumento della quota in mano a non residenti, a partire dagli anni ’90, ha amplificato l’impatto dell’appetito per il rischio degli investitori sugli spread”.
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