Roma, 28 mag. (LaPresse) – “Ciò che serve all’Italia dall’Europa sono stimoli per crescere di più, non deroghe per spendere di più”. Lo ha affermato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, presentando il Rapporto 2013 sul coordinamento della Finanza pubblica. Secondo i magistrati contabili “in Italia, nel periodo 2009-2013 la mancata crescita nominale del Pil ha superato i 230 miliardi: un dato sintetico che fornisce una immediata percezione delle difficoltà di gestione del bilancio pubblico mentre l’economia non cresce più”.
Il rapporto evidenzia inoltre che la “perdita permenente” del Pil nell’arco della passata legislatura “si è tradotta in una caduta del gettito fiscale anche superiore alle attese”, ovvero quasi 90 miliardi meno della proiezione di inizio periodo. Le entrate tributarie sotto le aspettative, prosegue la Corte, non si sono riflesse “in una riduzione della pressione fiscale, che anzi è aumentata rispetto al 2009 di oltre un punto in termini di Pil”. Ancora, sottolineano i magistrati contabili, nonostante le “ripetute manovre correttive” il consuntivo della passata legislatura “ha mancato il conseguimento del programmato pareggio di bilancio, con un indebitamento netto risultato alla fine di quasi 50 miliardi più elevato dell’obiettivo originario”. Le manovre hanno “consentito importanti risparmi di spesa, il cui livello è risultato nel 2012 inferiore di oltre 40 miliardi alle stime iniziali. Anche in questo caso, tuttavia, il cedimento del prodotto non ha permesso alcuna riduzione dell’incidenza delle spese sul Pil passata, nel triennio, dal 47,8 al 51,2 per cento”. La Corte dei Conti riconosce però che “almeno con riguardo ai saldi, il confronto con gli altri paesi europei colloca l’Italia in una posizione ‘virtuosa’, vicina alla sola Germania”.
I magistrati contabili affermano che il 2012 “ci consegna un quadro molto fragile non solo in termini di crescita ma anche di finanza pubblica” e lanciano un allarme sull’elevato debito pubblico che “colloca l’Italia tra i paesi in crisi, e distante dagli altri grandi paesi, Spagna inclusa”. Per la Corte dei Conti la riduzione della pressione fiscale è “un obiettivo non facile da coniugare con il rispetto degli obiettivi europei, a meno che, naturalmente, questi ultimi non vengano allentati di comune accordo”. “Di più immediata percorribilità – si legge ancora nel rapporto – potrebbe rivelarsi una scelta volta ad aumentare l’equità distributiva del prelievo, a ridurne le complicazioni, a selezionare le combinazioni di tributi che possano trasmettere maggiori impulsi sulla crescita e sulla competitività, pur a parità di gettito”.
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