Roma, 10 lug. (LaPresse) – “Con forte senso di responsabilitàà, ci rendiamo conto che non è maturo il momento della complessiva riduzione delle imposte sulle banche, anche se segnaliamo con forza che il comparto bancario e finanziario in genere è oberato da imposte deliberate soprattutto negli anni precedenti alla crisi e che sono oggi del tutto sproporzionate, anche confrontate agli altri principali Paesi europei, e rappresentano, con il forte costo del rischio di credito di questi anni, il principale freno per aumentare i prestiti”. E’ quanto si legge nella relazione del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione. Secondo Patuelli “l’Italia si sta impoverendo: occorrono sforzi decisi e convergenti per la ripresa dello sviluppo”. Per il presidente dell’associazione bancaria “sull’Italia gravano la pluridecennale bassa crescita, la bassa produttività, la scarsa competitività e il peso sempre più insopportabile del debito pubblico, cresciuto costantemente nei decenni e che appesantisce tutti i corretti fattori produttivi e le famiglie, con una tassazione fra le più alte d’Europa, con una intollerabile evasione fiscale”. “Non bisogna rassegnarsi – dichiara ancora Patuelli – all’inevitabilità della crescita del debito pubblico: in una fase di bassi tassi occorre invertire la tendenza e iniziare a ridurre il debito pubblico senza patrimoniali o misure da economia di guerra, ma con accurate privatizzazioni delle proprietà mobiliari e immobiliari dello Stato e degli enti locali che troppo spesso sono anche holding societarie ed immobiliari”.

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