Roma, 12 set. (LaPresse) – Ci sono spazi portare fino a 180 euro i risparmi sulla tenuta dei conti correnti, ma occorre che i cittadini siano meglio informati. A dirlo è l’Antitrust al termine dell’indagine, avviata nel marzo del 2011, per verificare l’evoluzione dei costi dei conti correnti rispetto al 2007, anno del precedente monitoraggio. “Nonostante un’evoluzione più competitiva”, sottolinea l’Agcm, “ci sono ancora ostacoli al pieno dispiegarsi della concorrenza nel settore bancario che impediscono una riduzione dei prezzi a vantaggio del consumatore finale e un aumento della mobilità della domanda”. Il campione dell’indagine è costituito da 52 banche e oltre 14.500 sportelli, con una rappresentatività pari al 44% in termini di sportelli.
Per l’Authority gli spazi disponibili sono benefici che “i risparmiatori non riescono a sfruttare, perché privi delle informazioni necessarie che vanno invece rese disponibili da parte delle banche, anche introducendo vincoli normativi e regolatori”. Occorre intervenire, secondo l’Antitrust, “anche sulle lentezze nella chiusura di un conto per aprirne un altro: per quanto i tempi si siano ridotti, è sufficiente avere una carta di credito o la Viacard per vederli dilatare anche fino a 37 giorni”. Per l’Agcm vanno infine “scissi i legami tra conti correnti e altri prodotti”.
L’indagine rileva alcune questioni centrali. Una sostanziale riduzione dei prezzi mediani, relativamente ai conti allo sportello, si è verificata esclusivamente per i giovani (-19%) mentre una discesa meno rilevante si è registrata per le famiglie e i pensionati con operatività minore, rispettivamente -2,8% -3,6%), anche se considerando il valore assoluto dell’ISC, tali diminuzioni non risultano essere di particolare rilievo. Anche per le restanti tipologie di consumatori i prezzi mediani risultano invariati, infatti le variazione rispetto al 2007 sono inferiori all’1%. Al contrario i costi salgono, soprattutto per alcuni profili, nelle banche di maggiori dimensioni, dove si concentra il 70% dei conti correnti. I prezzi di tenuta e movimentazione di un c/c sono compresi, a seconda del suo utilizzo (quindi in funzione del profilo di correntista) tra un minimo di 53 ad un massimo di 111 euro. L’indagine conferma la convenienza (-30%) dei conti online rispetto a quelli tradizionali in termini assoluti con punte che superano il 40% per i giovani, e le famiglie e i pensionati con operatività bancaria maggiore.
Il tasso di mobilità dei correntisti, che rappresenta l’incidenza dei conti correnti accesi ed estinti sul totale, risulta compreso tra il 10% e il 12%, in linea con i risultati disponibili a livello europeo, e sostanzialmente stabile nel corso degli anni. Ne deriva un elevato grado di dispersione dei prezzi: per i conti allo sportello, la differenza tra il prezzo massimo e minimo è almeno pari a 100 euro ma può anche superare i 150 euro, fino ad arrivare a 180 euro, a secondo del profilo del correntista. Inoltre i risultati dell’indagine mostrano che la diffusione del Conto di Base, nato da un’iniziativa del Governo nel 2011 per favorire la lotta al contante e l’inclusione finanziaria, è del tutto trascurabile: largamente inferiore all’1% sul totale di correntisti di ogni banca, con banche prive di correntisti con tale servizio base. Pesano probabilmente, sul mancato decollo, l’opacità delle condizioni di offerta e la struttura del prezzo non immediatamente calcolabile. Per il 34% delle banche facenti parte del campione, esiste inoltre almeno un conto corrente per i giovani e le famiglie con operatività elevata con un prezzo inferiore o uguale a quello del Conto di Base offerto alla generalità dei consumatori.
Secondo l’Antitrust, per intensificare le dinamiche competitive virtuose finalizzate alla riduzione dei prezzi e all’aumento del benessere dei consumatori occorre muoversi lungo tre direttrici: migliorare il grado di trasparenza delle informazioni, tagliare il legame esistente tra conto corrente ed altri servizi bancari e ridurre i tempi di chiusura del conto corrente. Per quest’ultimo punto l’Agcm propone di rendere obbligatoria la chiusura del conto entro 15 giorni, in linea con quanto previsto dalla proposta di direttiva comunitaria attualmente in discussione. “Per agevolare la chiusura del conto anche in presenza di strumenti che comportano addebiti (carte di credito e Viacard) – conclude l’Authority – si potrebbe prevedere che la nuova banca si sostituisca alla vecchia nell’assunzione di tutti gli eventuali rischi”.
“Nel corso degli ultimi anni il prezzo del conto corrente in Italia ha registrato una progressiva riduzione, attestandosi su una media di circa 100 euro”, afferma in un nota l’Abi, l’associazione bancaria italiana, rispondendo all’Agcm. Nel ricordare che la recente indagine della Banca d’Italia ha riscontrato una riduzione dei costi nel periodo 2010-2012 pari al 6%, l’Abi sottolinea ancora che: “Mentre sull’economia nazionale pesa ancora il ciclo recessivo e sulle banche un quadro di redditività ai minimi storici, le banche offrono servizi sempre più efficienti a costi sempre più limitati”.
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