Milano, 13 set. (LaPresse) – La cessazione di tutte le attività di Riva Acciaio “non è stata una ‘scelta’ aziendale”, ma “un atto dovuto”, si è trattato “cioè della tempestiva esecuzione del provvedimento del Gip che, ordinando il sequestro, ha sottratto alla proprietà la libera disponibilità degli impianti e dei saldi attivi di conto corrente”. E’ quanto si legge in una nota del gruppo, che ha comunicato ieri lo stop a tutti i siti italiani con la conseguente messa in libertà di circa 1.400 lavoratori. “In ottemperanza a tale provvedimento – prosegue il gruppo Riva – l’azienda ha pertanto dovuto procedere con immediatezza alla messa in sicurezza degli impianti”. “L’azienda – sottolinea ancora la nota – consapevole dell’impatto sociale provocato dalla disposizione impostale, ribadisce il proprio massimo impegno a collaborare con tutte le Istituzioni per ricercare le migliori soluzioni a salvaguardia dei propri lavoratori e del patrimonio aziendale”.

“Abbiamo chiesto al Governo un intervento urgente e deciso, chiamando la proprietà di Riva Acciaio alle sue responsabilità e assumendo tutte le decisioni più opportune ai fini di garantire la continuità produttiva”, affermano in una nota congiunta Fim, Fiom, Uilm, che hanno incontrato oggi il ministro allo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, sul caso Riva. “La decisione di fermare la produzione e mettere in libertà i lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo Riva Acciaio – prosegue il comunicato – all’indomani del provvedimento di confisca dei beni riferiti alla famiglia Riva e alle società da essa controllate, è inaccettabile e appare come il tentativo di utilizzare i lavoratori, che non hanno nessuna responsabilità, nel braccio di ferro contro la Magistratura”. “Per queste ragioni – concludono i sindacati – lunedì 16 settembre, con inizio alle ore 9,30 i lavoratori di tutti gli stabilimenti interessati, si mobiliteranno in difesa del proprio posto di lavoro e contro l’inaccettabile ricatto che è stato messo in atto”.

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