Roma, 12 nov. (LaPresse) – Il mancato adeguamento dell’imposta all’inflazione nel periodo 2007-2012 ha determinato una perdita per i contribuenti del 5,83% del reddito 2012, pari a circa 1.040 euro. E’ quanto emerge da un’indagine dei dati del Caf Cisl sul ‘fiscal drag’. La perdita è sopportata soprattutto dalle classi centrali (tra 10 e 55 mila euro di reddito complessivo 2012). Tra 29 e 50 mila euro la percentuale di reddito ‘perso’ supera il 6%. Restano poco o per nulla toccati dal fenomeno i contribuenti all’interno della no tax area, molti dei quali con un’imposta netta pari a zero, così come rimangono solo marginalmente sfiorati dal fenomeno i redditi alti e medio alti (sopra i 55 mila euro l’entità del fenomeno è relativamente contenuta; è minima per i redditi superiori a 150mila euro). I lavoratori dipendenti subiscono più di tutti il mancato adeguamento del meccanismo Irpef all’inflazione (la perdita cumulata, a valori 2012, è stimata al 6% del reddito 2012).

IN 2010-2012 ADDIZIONALI +31%. L’imposizione fiscale cresce in media sia tra il 2010 e 2012 (+5% circa), sia tra il 2011 e 2012 (+2,8%), erodendo il reddito medio complessivo dei contribuenti, aumentato del 2,5% tra il 2010 e il 2012, e dell’1,6% tra 2011 e 2012, spiega l’indagine del Caf Cisl, che precisa che in aggiunta all’aumento delle imposte nette, “molto forte” è l’incremento delle addizionali comunali e regionali. II loro ammontare complessivo, nel 2012, è in media di 408 euro, in crescita di circa il 6% rispetto al 2011 (come effetto dello sblocco delle addizionali comunali) e di oltre il 31% rispetto al 2010.

IMU PESA SOLO L’1%. Fra le diverse imposte, in media è l’Irpef quella che incide maggiormente sul reddito delle famiglie fiscali (17,6%). Seguono l’Iva (8,7%) e l’Imu (poco meno dell’1%).

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: