Roma, 11 dic. (LaPresse) – Non solo il controllo di Telecom Italia alla spagnola Telefonica: sono 437 i passaggi di proprietà dall’Italia all’estero registrati dal 2008 al 2012, mentre i gruppi stranieri hanno speso circa 55 miliardi di euro per ottenere i marchi italiani. Lo rileva l’indagine di Eurispes e Uil Pa ‘Outlet Italia. Cronaca di un Paese in (s)vendita’ sulle piccole e grandi imprese del Made in Italy. Nel rapporto i legge che “la situazione a livello generale appare preoccupante”, in quanto se negli anni i protagonisti degli acquisti in Italia sono stati Francia, Stati Uniti, Germania, Regno Unito, in tempi recenti sono in crescita le operazioni di acquisizione da parte di paesi non occidentali come India e Cina, anche Giappone, Corea, Qatar, Turchia e Thailandia”.
Il rapporto cita alcuni casi emblematici della storia delle acquisizione di importanti brand Made in Italy. Per quanto riguarda il settore alimentare, è nel 1974 che la Unilever, multinazionale anglo-olandese, attualmente quarta azienda del largo consumo in Italia con un giro d’affari di 1,4 miliardi acquisisce la Algida, fondata a Roma nel 1945 da Italo Barbiani. Sempre nel settore dei gelati Unilever ha acquisito negli anni la Sorbetteria Ranieri, ormai chiusa da 10 anni, Riso Flora, Bertolli, Santa Rosa (tornata italiana nel 2011) e Valsoia. La statunitense Kraft Foods ha acquisito i marchi Invernizzi (passata poi a Nestlè e Lactalis), Negroni, Simmenthal, Fini e, nel 2007, Saiwa. Alla Nestlè sono andati molti marchi, tra cui Locatelli, Buitoni, Gelati Motta, Cremeria, Valle degli Orti e Levissima. La Danone ha fatto shopping in Italia con Galbani (rivenduta nel 2002 ancora all’estero), Sangemini-Ferrarelle e Fonte Nepi. Ancora, nel 1982 la Pernigotti ha ceduto la Sperlari alla multinazionale statunitense Heinz, che nel 1993 l’ha poi venuta a sua volta alla Hershey Foods Corporation. Nel 1993 il gruppo Bacardi, produttore e distributore statunitense di alcolici, soprattutto rum, ha acquisito la Martini & Rossi, azienda fondata nel 1863 a Torino. Ancora tra i marchi acquisiti all’estero si contano Cinzano, Caffarel, Star, Birra Peroni, Eridania e Carapelli. Ha fatto molto discutere, nel 2011, il passaggio di Parmalat a Lactalis, che ha permesso ai francesi di diventare leader mondiale nel settore dei latticini con un fatturato di 14,7 miliardi di euro, superando la Nestlé (10 miliardi) e la Danone (9,7 miliardi).
Ma non si tratta solo di alimentari. Nel settore degli elettrodomestici, la svedese Electrolux ha acquistato nel 1984 Zanussi, e in seguito i marchi Rex, Becchi, Zoppas e Castor. La Pirelli ha venduto nel 2000 Pirelli Cavi agli statunitensi di Corning Incorporated, che l’hanno poi passata, nel 2005, sotto il controllo di Goldman Sachs che, successivamente all’acquisizione, le ha cambiato il nome in Prysmian. Tra gli altri gruppi attivi in altri settori si segnalano le vendite di Saeco, Cantiere del Pardo, Gruppo Ferretti e Atala. Nei motori, Ducati dal 2012 è proprietà dei tedeschi di Volkswagen, come Lamborghini, azienda nata in Italia negli anni ’60, che è passata da Chrysler a un gruppo indonesiano, fino ad essere a sua volta incorporata nella Volkswagen. Il settore della moda e del lusso Made in Italy ha da sempre contribuito a diffondere nel mondo l’immagine della produzione industriale italiana creativa e di qualità. Ma non è stato esente da passaggi di mano all’estero. Fiorucci è della giapponese Edwin International, e poi ancora Conbipel (passato nel 2007 agli statunitensi dell’Oaktree Capital Management), Sergio Tacchini (2007 ai cinesi dell’Hembly International Holdings), Fila (2007 ai sudcoreani di Fila Korea), Belfe e Lario (2010 ai sudcoreani di E-Land), Mandarina Duck (2011 ai sudcoreani di E-Land), Coccinelle (2012 ai sudcoreani di ELand), Safilo (2010 agli olandesi della Hal Holding), Ferrè (2011 ai francesi del Paris Group International), Miss Sixty-Energie, Lumberjack e Valentino (passate tutte nel 2012 al Crescent Hidepark con sede a Singapore). I francesi di Kering, fondata nel 1963 da François Pinault, hanno acquisito nel 1999 Gucci, nel 2001 Bottega Veneta e nel 2013 Pomellato, al quarto posto nel panorama europeo gioielli-making presente nel mondo con 80 monomarca e circa 600 punti vendita. Sempre in Francia, e in particolare a Lvmh, sono andati brand del calibro di Fendi, Bulgari e Loro Piana. Anche le acquisizioni per il settore manifatturiero dell’arredo-casa riguardano soprattutto i sotto-settori della ceramica, dell’illuminazione, e dei mobili da cucina, tre dei comparti di maggior eccellenza del Made in Italy. Negli anni ’90 le acquisizioni più importanti coinvolgono la Pozzi-Ginori, la Ceramica Dolomite e le Ceramiche Senesi, mentre più recente (2013) la cessione in mani straniere del Gruppo Marrazzi, leader internazionale nel settore delle piastrelle di ceramica.
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