Roma, 17 dic. (LaPresse) – I prestiti a famiglie e società non finanziarie delle banche italiane ammontano, a fine novembre 2013, a 1.426 miliardi di euro, pari a un calo annuo del 4%, in accelerazione rispetto alla flessione del 3,7% mostrata in ottobre. E’ quanto emerge dall’outlook mensile Abi, che precisa che il totale degli impieghi a residenti in Italia (settore privato più Amministrazioni pubbliche) si colloca a 1.851 miliardi di euro, segnando una variazione annua di -4,1% sempre in novembre (-4,1% anche il mese precedente). In lieve accelerazione al ribasso anche la variazione annua dei prestiti al solo settore privato in Italia (-4,2% a novembre 2013, -4,1% in ottobre), che a fine novembre risultano pari a 1.592,8 miliardi di euro. Per i prestiti a famiglie e imprese si tratta del maggior calo tendenziale dal giugno del 1999.

BOOM SOFFERENZE. A ottobre le sofferenze lorde sono risultate pari a 147,3 miliardi di euro, 2,8 miliardi in più rispetto a settembre 2013 e circa 27,5 miliardi in più rispetto allo stesso mese del 2012, segnando un incremento annuo di quasi il 23%. In rapporto agli impieghi le sofferenze risultano pari al 7,7% a ottobre 2013 (6,1% un anno prima; 2,8% a fine 2007, prima dell’inizio della crisi). Riguardo alle sofferenze al netto delle svalutazioni, ancora a fine ottobre, si sono attestate a quasi 77,5 miliardi di euro, circa 2,3 miliardi in più rispetto al mese precedente e circa 16,9 miliardi in più rispetto allo stesso mese del 2012 (+28% l’incremento annuo). Il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali si è collocato al 4,18% (4,03% a settembre 2013 e 3,15% ad ottobre 2012). Rispetto a prima dell’inizio della crisi le sofferenze lorde sono cresciute di 100 miliardi di euro. A fine 2007, infatti, ammontavano a 47,2 miliardi di euro. Il rapporto tra sofferenze lorde e impieghi è salito dal 7,10% al 13,40% per i piccoli operatori economici, dal 3,60% al 12,30% per le imprese e dal 2,90% al 6,30% per le famiglie. Il rapporto tra sofferenze nette e impieghi, a fine 2007, era stato pati appena allo 0,86%. “A seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta”, commenta l’Abi.

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