Roma, 17 apr. (LaPresse) – Per l’Italia “arriva qualche segnale più confortante dal fronte della domanda domestica: il fatturato industriale interno in volume sta aumentando ormai da un anno, la fiducia migliora anche tra le imprese dei servizi, i consumi risalgono e le condizioni per investire sono meno negative”. Lo scrive il Centro studi di Confindustria nella sua congiuntura flash. Tuttavia, precisa il Csc, “rimangono due importanti freni e un grave rischio”. Per gli economisti di viale dell’Astronomia il primo freno è costituito dall’andamento dell’occupazione: è vero che questa risente sempre con ritardo delle svolte produttive, ma l’emorragia di posti rimane copiosa; il rilancio dei contratti a termine può aiutare a fare più assunzioni”. Il secondo freno, invece, “è dato dalla contrazione del credito, che prosegue nei primi mesi del 2014 a ritmi molto elevati, anche se in parte compensati dal miglioramento della liquidità grazie al pagamento dei debiti della Pa”. “Il rischio è connesso a tali freni e si chiama deflazione”, sottolinea Confindustria.
INDUSTRIA IN RIPRESA A MARZO. La produzione industriale italiana è aumentata dello 0,7% in marzo, dopo il -0,5% in febbraio (+0,5% nel primo trimestre, dopo +0,7% nel quarto), stima il Centro studi di Confindustria. Secondo il Csc un sostegno alla dinamica dell’attività industriale viene anche dalla domanda interna: il fatturato in volume è aumentato del 6,1% tra marzo 2013 (minimo della seconda recessione) e gennaio (ultimo dato), con incrementi del 5,2% della componente interna e del 7,4% di quella estera.
MALE OCCUPAZIONE. In Europa l’Italia rimane l’unico grande paese in cui il tasso di disoccupazione punta in su, affermano da viale dell’Astronomia, ricordando che il tasso è “ancora elevatissimo” in Spagna (25,6% a febbraio), ma in calo per il sesto mese consecutivo (meno 0,9 punti da agosto 2013). Con una forza lavoro in sostanza stabile da primavera 2012, in Italia sono le continue contrazioni dell’occupazione (-776mila unità perse da maggio 2012, -3,4%) a spingere in su il tasso di disoccupazione. Che vede un nuovo massimo a febbraio al 13,0%, +0,1 punti su gennaio.
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