Di Jan Pellissier
Pordenone, 1 mag. (LaPresse) – Tra piazzale XX Settembre a Pordenone dove i sindacati confederali hanno deciso di celebrare il primo maggio e piazza Colonna a Roma sede di Palazzo Chigi ci sono 604 chilometri. Eppure il colloquio tra i leader di Cgil, Cisl e Uil ed il premier Matteo Renzi è avvenuto come se fossero stati seduti allo stesso tavolo. Non era il giorno delle polemiche, in teoria. Perché nulla o quasi di quello che è stato fatto dall’esecutivo in questi due mesi sembra piacere troppo al trio Camusso-Angeletti-Bonanni. Nemmeno gli 80 euro di detrazione Irpef, di sicuro non la riforma del lavoro né quella della pubblica amministrazione annunciata ieri. Addirittura Bonanni e Camusso hanno detto chiaramente che senza lavoro vero, figlio dell’economia vera, è a rischio la tenuta democratica del Paese. Parole dure che però non hanno scaldato la piazza di Pordenone, che ha accolto con calore solo l’impegno verso le due grandi vertenze, Electrolux e Ideal Standard: insieme a molte altre stanno mettendo in ginocchio il Friuli Venezia Giulia, che qui è quasi Veneto. Gli irredentisti che tenevano i carri armati nel fienile vivevano non lontano da Pordenone, ed infatti erano solo 5mila quelli che hanno deciso di sfilare nella cittadina friulana, che più che il sindacato è pronta ad accogliere gli alpini il prossimo fine settimana.
GOVERNO ABBIA CORAGGIO – Per le penne nere già pronti tricolori, magliette, cioccolatini e gli striscioni. Nulla invece per i sindacati, se non qualche transenna a deviare il traffico. I treni verso Pordenone erano pieni, ma di bambini e famiglie diretti al mare e a Venezia. Meglio allora, per i leader sindacali, parlare al Governo, a quel Matteo Renzi citato poco sul palco, ma nei pensieri di chi parlava e di chi ascoltava. “Il messaggio che vogliamo dare da questo primo maggio è quello che bisogna avere il coraggio di passare a una stagione vera di investimenti per il lavoro” ha esordito la Camusso. “Questo governo non pensi che si possa continuare ad agire come si è fatto negli ultimi anni – ha aggiunto – con politiche che scaricano i costi sui lavoratori e sui pensionati non creando posti di lavoro e continuando a impoverire il Paese”.
LAVORO SI CREA CON BUONA ECONOMIA – “Il lavoro si crea con la buona economia” ha aggiunto Bonanni, mentre Angeletti ha preferito rivolgersi anche agli italiani: “Finalmente la maggioranza degli italiani ha perso l’illusione che ci possano essere sviluppo e occupazione senza fabbriche. E lo dico anche al Governo”. La soluzione quindi non può essere “una persona sola che non può risolvere i problemi di tutti” ha maliziosamente insinuato Bonanni, con chiaro riferimento all’ex sindaco di Firenze. Né Renzi, né un’e-mail: “Consultare via e-mail 3,5 milioni di lavoratori è una stupidaggine” ha aggiunto Angeletti, riferendosi alla lettera che l’esecutivo sta per mandare a tutti i dipendenti pubblici per spiegare la riforma Madia.
Qual è la ricetta dei sindacati, lo spiega Bonanni: “Ai Governi che cambiano le regole del lavoro non per creare posti, ma per difendere le rendite, dico che sono dei bugiardi – spiega – a Renzi dico che siamo qui per una discussione seria e ragionata”. “Resisteremo un minuto in più di quel padrone che vuol portare via il lavoro” ha promesso Camusso, citando un vecchio slogan sindacale. “C’è un problema di giustizia sociale, una risposta sul reddito dura poco, se contemporaneamente non si crea il lavoro e lo si difende” ha proseguito la leader della Cgil.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Stesso discorso per la p.a.: “Riformare la pubblica amministrazione è una straordinaria occasione, ma Renzi affronti i nodi veri, abbia il coraggio di affrontare clientele e corruzione. Quello del potere che utilizza la p.a. e non se la prenda con i lavoratori”. “Renzi non dica che i lavoratori della p.a. sono vecchi perché non usano i computer, ma si domandi chi ha creato un sistema che costringe due uffici confinanti ad usare la carta per parlarsi” ha aggiunto.
ATTACCO A GUIDI – Parole di fuoco anche per il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi: “Il ministro dello Sviluppo economico alle multinazionali non deve dire che essendo private hanno il diritto ad andarsene, ma che hanno un debito verso l’Italia, avendo ricevuto molto da questo Paese”.
ATTACCO A POLETTI – Idem a Giuliano Poletti: “Con buona pace del ministro del welfare, moltiplicare i contratti a termine non crea lavoro. Una legge, e l’abbiamo già visto, può anche distruggere delle speranze di lavoro” riferendosi alla riforma Fornero. Perché “senza lavoro l’Italia corre un grandissimo rischio: senza lavoro non solo si riproduce la schiavitù – ha concluso la Camusso – ma il Paese diventa meno democratico”.
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