di Jan Pellissier
Siena, 20 mag. (LaPresse) – Torna a riunirsi domani l’assemblea degli azionisti del Monte dei Paschi di Siena. E’ la quinta volta in 13 mesi. Domani si deve approvare l’aumento di capitale da 5 miliardi, che dovrebbe servire a restituire i 4 miliardi di ‘Monti bond’ che costano di soli interessi circa un milione di euro al giorno. Domani però ci sarà soprattutto l’addio di Antonella Mansi al mondo della banca, addio formalizzato oggi alla Deputazione generale della Fondazione. Lei aveva rinviato, in forza del 33% del capitale allora detenuto da Palazzo Sansedoni, l’aumento di capitale che il management voleva far passare a dicembre del valore di 3 miliardi. Lei ha trovato due soci (Btg Pactual e Fintech), con cui ha formato un mini patto col 9% che al momento dà ancora alla fondazione il potere di scegliere il presidente e mantenere la senesità di Rocca Salimbeni. Ma lei conferma: domani sarà in assemblea, perché il suo mandato scade il 9 giugno.
Fino a oggi, ma ora la vicepresidente di Confindustria se ne va, non si sa con quali progetti in testa. E i paladini della senesità di Mps perdono un altro alleato. Anche se la fondazione, con il suo 2,5% di quota che dovrebbe scendere ulteriormente dopo l’aumento, conta sempre meno. Bisognerà capire chi e come sottoscriverà l’aumento, che un anno fa doveva essere da 1 miliardo appena, ed ora è di 5 miliardi. Un socio, un partner straniero? Un fondo come Blackrock, che però è già sceso al 3,2% dopo il quasi raddoppio da 3 a 5 miliardi dell’aumento di capitale deciso dal board, è difficile che si muova in modo diverso da quanto fatto finora. Resta sul tavolo la possibilità di un alleato forte, che voglia entrare nel nostro mercato da protagonista. Alessandro Profumo quando era in Unicredit architettò la fusione con Hypo Vereinsbank, ma erano altri tempi.
JP Morgan già detiene il 2,5%, mentre i francesi di Axa sono al 2%. Ma sono quote storiche. Un’alleanza, par di capire però a Siena, potrebbe andare in porto solo dopo che la banca avesse incassato l’ok su Asset quality review e stress test.
Quindi domani in assemblea, oltre al via libera all’aumento di capitale, garantito da un consorzio internazionale, è difficile che ci siano fuochi d’artificio. Certo gli azionisti vorranno capire alcuni punti non chiarissimi degli ultimi mesi, ed approfitteranno dell’auditorium di via Mazzini per farsi sentire. Ma se il futuro lo si capirà solo tra qualche mese, intanto è già cominciato il toto-nomine sul nuovo presidente della Fondazione e, per ora, circolano i nomi già fatti prima dell’arrivo della Mansi.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata