Roma, 29 mag. (LaPresse) – “E’ arrivato il momento di costruire un’Italia nuova”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo all’assemblea dell’associazione degli industriali italiani. “Non ci rassegniamo – ha aggiunto – a un Paese stanco e sfiduciato, vittima di mali antichi e ostile alla cultura dell’impresa, del merito e del rischio”. Secondo il numero uno di Viale dell’Astronomia, “dal Governo sono venuti incoraggianti segni di rinnovamento: sulla legge elettorale, sulla semplificazione e sulla pubblica amministrazione, sulle riforme istituzionali, sulla legislazione del lavoro”. “Il mandato popolare dato al principale partito di governo e al suo leader Matteo Renzi, testimonia la voglia di cambiamento che c’è nel Paese: questa voglia attende fatti che diano sostanza alle riforme e alla crescita”, ha dichiarato, lancando poi un allarme: “Temo che anche quest’anno la crescita che vorremmo vedere non ci sarà e, assieme alla crescita, non ci sarà il lavoro”. “Sulla scheda uscita dall’urna c’è scritto: fate le riforme, ne abbiamo bisogno per ricreare lavoro, reddito, coesione sociale. Non deludeteci”, ha sottolineato.
“EUROPA A UN BIVIO”. Il presidente di Confindustria richiama le parole di ieri del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Il risultato delle elezioni europee, ha chiosato Squinzi, “ci mette di fronte a un bivio politico: l’Europa può aprirsi finalmente verso le riforme, come Confindustria chiede da tempo, o cedere alle forze che spingono verso la dissoluzione del sistema”. Sulle europee il patron della Mapei ha spiegato che “la ragionevolezza degli italiani oggi non ha ceduto di fronte a chi predicava il ‘tanto peggio tanto meglio’. Sulla scheda uscita dall’urna c’è scritto: fate le riforme, ne abbiamo bisogno per ricreare lavoro, reddito, coesione sociale, non deludeteci”.
“NO NUOVO CONTRATTO, SEMPLIFICARE”. Per Squinzi “non abbiamo bisogno di un nuovo contratto, neppure a tutele crescenti”. “Abbiamo bisogno – ha aggiunto – di semplificare e migliorare la disciplina di quello a tempo indeterminato, rendendolo più conveniente e attrattivo per le imprese, lasciandole più libere di organizzare in maniera flessibile i processi di produzione e rimuovendo gli ostacoli che scoraggiano le assunzioni”.
“SINDACATO ABBANDONI LITURGIE”. Dal presidente di Confindustria è arrivato un richiamo ai sindacati. “Oggi – ha affermato – il confronto e la decisione devono seguire modi e tempi diversi rispetto al passato: il tempo delle eterne liturgie è trascorso e su riforme di questa portata bisogna avere il coraggio di decidere rapidamente”. E poi ha rincarato: “Al sindacato dico: guardiamo al mondo. Non chiudiamoci conservativamente nel nostro familiare, ma ristretto orizzonte domestico”. Facendo poi riferimento alla contrattazione collettiva, Squinzi ha dichiarato che “noi non abbiamo pregiudizi e siamo aperti al cambiamento. Dal sindacato mi aspetto uno sforzo d’innovazione coerente con il disegno che abbiamo sottoscritto”.
“FISCO E’ MALATO”. “Va risolto il rapporto malato che il contribuente italiano ha con il fisco”, ha sottolineato Squinzi. “La malattia – ha detto ancora Squinzi – è seria perchè anche in questo caso l’eccesso si commenta da solo: siamo al 68,5% del prelievo sugli utili secondo la Banca mondiale, il 19esimo prelievo più elevato al mondo, il primato tra le economie avanzate”.
“MACCHIE SU EXPO IMPERDONABILI”. Secondo Squinzi “per molti che non ci conoscono” l’Expo “non sarà un’esposizione universale o una grande fiera della tecnologia, sarà l’Italia. Perciò qualsiasi macchia si faccia all’Expo non è grave, è imperdonabile perchè la si fa a danno dell’intero Paese”. “Occorre – ha precisato il presidente dell’associazione degli industriali – uno sforzo congiunto di prevenzione del malaffare. Occorre uno scatto morale, nostro in primo luogo, poi del Paese tutto, se vogliamo liberarci dell’alleanza perversa tra complicazione e corruzione”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata