Roma, 31 mag. (LaPresse) – “Le ricette sulla contrattazione della Confindustria sono sbagliate e contraddittorie”. Questa la posizione del segretario generale della Fim Cisl Giuseppe Farina. “Non si ottiene il rilancio dell’industria italiana – spiega – comprimendo i salari dei lavoratori italiani che già oggi sono tra i più bassi d’Europa e rendendo ancora più instabili i rapporti di lavoro e nello stesso tempo pretendere che siano più flessibili, più addestrati e più partecipativi. Nell’industria italiana non mancano le flessibilità, né il costo del lavoro è il problema principale della bassa competitività delle nostre imprese”.
Quello che manca per il rilancio dell’industria e del lavoro, seocndo Farina, “sono gli investimenti degli imprenditori che dovrebbero lamentarsi di meno e investire di più. Concordo invece con Confindustria sull’urgenza di una decisa azione della politica e del Governo per rimuovere i veri ostacoli che fanno perdere produttività, competitività e lavoro al nostro sistema industriale e cioè: la bassa capitalizzazione e internazionalizzazione delle imprese, l’alta tassazione sul lavoro, il cambio dollaro/euro che penalizza le nostre esportazioni, a cui si somma il differenziale di costo sulla bolletta energetica rispetto alle industrie concorrenti”.”Ma è sopratutto l’instabilità della politica – afferma il sindacalista -, l’illegalità e l’incertezza delle regole, che insieme al cattivo funzionamento della pubblica amministrazione tengono lontani gli investitori esteri dal nostro Paese scoraggiando gli investimenti industriali. In questi anni di crisi il sindacato ha fatto accordi sindacali importanti per tenere in vita e dare prospettiva alle nostre aziende, ma questo non basta più, adesso è necessario che il Governo, insieme a imprenditori e sindacati, affronti questi nodi e proponga un progetto d’industria per il nostro Paese”.
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