Roma, 16 giu. (LaPresse) – Nel legame tra banche e imprese “è necessario un sistema di contrappesi che equilibri il meccanismo degli incentivi e ponga un argine ai conflitti d’interesse e al pericolo di uno sviamento del credito rispetto all’effettivo merito di credito dei prenditori”. Lo dice il capo della vigilanza della Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, nel testo del suo intervento al convegno organizzato dall’Abi, ‘Basilea 3 – Risk and Supervision 2014’. Secondo Barbagallo “i legami partecipativi non devono distorcere le scelte di affidamento o ritardare l’emersione delle difficoltà dei debitori. Si devono indirizzare i soggetti vigilati verso comportamenti improntati a trasparenza, correttezza e integrità”. Per il dirigente di via Nazionale “la qualità” della governance più fornire “una risposta importante” su aspetti “quali il monitoraggio sulla gestione e l’efficacia dell’azione di controllo”, con “la specifica finalità di evitare che la prossimità di determinati soggetti imprenditoriali ai centri decisionali della banca e di soggetti bancari ai centri decisionali delle imprese, creino distorsioni nelle scelte allocative, con pregiudizio per la stabilità e la sana e prudente gestione”. Il capo della Vigilanza di Bankitalia aggiunge ancora che “l’intensità del rapporto banca-impresa si manifesta, oltre che nelle relazioni creditizie e nell’erogazione di servizi, anche nei legami partecipativi che sovente si sviluppano fra i due poli”. Barbagallo ritiene che “il possesso di quote di capitale nelle imprese da parte delle banche, e viceversa nelle banche da parte delle imprese, è un fenomeno in sé non negativo: ne beneficiano tanto la capitalizzazione delle banche quanto il ricorso delle imprese al capitale di rischio”. “In situazioni di temporanea difficoltà – conclude – oppure di crisi delle imprese affidate, l’acquisizione di capitale per effetto della conversione dei finanziamenti costituisce un importante strumento di riequilibrio della situazione finanziaria oppure di tutela e recupero dei crediti”.

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