Milano, 18 giu. (LaPresse) – La Commissione europea ha deciso di chiedere chiarimenti all’Italia, congiuntamente alla Slovacchia, sui ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazionem, materia regolata anche da una direttiva Ue. La richiesta di informazioni avviene attraverso una lettera di messa in mora, nell’ambito delle procedure di infrazione dell’Ue.

UE: “ITALIA VIOLA DIRETTIVA BRUXELLES”. Secondo le informazioni della Commissione, si legge in una nota, l’Italia non applica la direttiva correttamente nella pratica. La Commissione ha ricevuto una serie di denunce che hanno evidenziato il fatto che in Italia le autorità pubbliche assumono in media 170 giorni per effettuare i pagamenti per servizi o beni forniti, e 210 giorni per le opere pubbliche. Inoltre, alcuni enti pubblici italiani utilizzano i contratti che si applicano i termini di tasso di interesse di mora che sono chiaramente inferiori al tasso d’interesse previsto dalla direttiva (che deve essere almeno l’8% superiore al tasso di riferimento della Banca Centrale Europea). La Commissione è stata inoltre informata che alcuni enti pubblici italiani rinviano le relazioni sullo stato dei lavori pubblici, per ritardare i pagamenti che sono dovuti a chi svolge i lavori pubblici.

DUE MESI PER RISPONDERE. L’Italia ha due mesi per rispondere all’avvertimento della Commissione. Se le informazioni ricevute saranno insufficienti, la commissione certificherà come il nostro Paese stia violando il diritto comunitario e dovrà porvi rapidamente rimedio. A quel punto la Commissione quindi emetterà un “parere motivato”, ai sensi dell’articolo 258 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Quindi potrebbe partire un ricorso alla Corte di giustizia europea ed eventuali ammenda. La direttiva 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali mira a rimuovere uno dei principali ostacoli alla libera circolazione di beni e servizi.

PADOAN: “SORPRESO DA PROCUDURA UE”. “Sono francamente sorpreso perché è una cosa che il governo e quello precedente hanno fatto dare una decisa spinta” ai pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione, ha commentato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

DEBITI PA AMMONTANO A 25 MILIARDI. I debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese italiane, stando ai dati del Mef del 28 marzo scorso, che sono stati pagati agli enti debitori “risultano pari complessivamente a 25 miliardi di euro (il 92% delle risorse stanziate per il 2013). Le stime dei pagamenti effettuati dagli enti debitori ai soggetti creditori su queste risorse sono pari a 23,5 miliardi (l’86% del totale, il 94% delle risorse erogate)”. Ma quanto resta da pagare? Stando a Confindustria, circa 75 miliardi, e l’ha ribadito lunedì scorso il presidente, Giorgio Squinzi, che parlando agli industriali di Verona e Vicenza disse: “Dopo 14 mesi, stando agli ultimi dati, sono stati pagati 23 miliardi di 100 dei debiti della pubblica amministrazione, non è un risultato che ci fa urlare di gioia”. Non è poi casuale che la procedura di infrazione arrivi da parte del vicepresidente della commissione Europea uscente, Antonio Tajani, che come noto ha sempre condiviso e appoggiato le battaglie di Squinzi.

PAGAMENTI ACCELERATI NEL 2013. I pagamenti dei debiti della p.a. sono stati accelerati nel 2013 dal decreto 35, adottato dal Governo Monti e convertito in legge dal nuovo Parlamento, che stanzia 40 miliardi per il biennio 2013-14, pari a quasi 2,5 punti percentuali di Pil. Nel 2013 si è aggiunto il decreto legge del Governo Letta, n. 102 del 31 agosto scorso con il quale sono stati incrementati i pagamenti previsti per il 2013 per 7,2 miliardi senza ridurre quelli attesi per il 2014. Complessivamente lo Stato ha quindi messo a disposizione per il pagamento di debiti arretrati al 31 dicembre 2012 l’importo di 47 miliardi da esaurire in 12 mesi.

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