Roma, 18 ott. (LaPresse) – E’ di 6,5 miliardi la stima che viene accreditata per l’operazione di rientro dei capitali approvata la notte scorsa alla Camera e che ora passa al Senato per il via libera definitivo. E’ quanto riporta ‘la Repubblica’, secondo cui la voluntary disclosure, ovvero la ‘collaborazione volontaria’ di chi ha capitali all’estero e potrà regolarizzare la propria posizione, punta a far emergere circa 30 miliardi. La norma vale anche per i capitali detenuti in ‘nero’ in Italia: si potranno sanare Irpef, Ires, addizionali, Iva e Irap. La regola è la stessa: autodenuncia, nessun anonimato, pagamento intero delle tasse con la normale aliquota ma sconto sulle sanzioni e ‘scudo’ su varie sanzioni penali. Lo stock dei capitali italiani all’estero, non denunciati o solo parzialmente conosciuti, ammonta a circa 150 miliardi (se si conta che con i precedenti ‘scudi’ ne sono rientrati circa 100). Se si ipotizza una adesione del 20% dei contribuenti, che in passato hanno cumulato ‘tesoretti’ in Svizzera o in altri paradisi fiscali, la cifra che rientrerà in patria ammonterebbe a circa 30 miliardi. Per la metà, circa 15 miliardi, si stima che si tratterà di risorse completamente sconosciute al fisco: su questa cifra chi opta per la ‘voluntary’ dovrà pagare tutte le imposte evase (soprattutto Ires e Irpef) con un’aliquota media del 37%: in tutto 5,5 miliardi.

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