di Laura Carcano
Milano, 9 gen. (LaPresse) – Fare affari con la Cina è una opportunità cui sempre più imprese italiane guardano con interesse. In Italia opera la Fondazione Italia Cina per mettere in luce queste opportunità. La sua mission principale è quella di supportare le imprese italiane nel loro approccio con il mercato cinese e con la Cina, e nello stesso tempo le aziende cinesi nell’investire nel nostro Paese. La Fondazione ha al suo interno una Scuola di Formazione Permanente. Fra le collaborazioni della Scuola, di cui è responsabile Francesco Boggio Ferraris, c’è quella con Sea, la società di gestione degli Aeroporti di Milano, per la realizzazione del progetto ‘Chinese Friendly Airport’,per offrire a Malpensa diversi servizi dedicati ai passeggeri cinesi. A Boggio Ferraris, esperto di strategie di management interculturale per le imprese, LaPresse ha chiesto quale sia l’approccio piu’ giusto per accogliere i turisti cinesi in Italia e qualche regola di business etiquette cinese.
In cosa consiste l’attività della Scuola di Formazione Permanente della Fondazione Italia Cina?
“La Scuola presenta un’offerta formativa, che spazia dai corsi di lingua per i manager alla formazione in house sulle dinamiche negoziali e la gestione degli aspetti interculturali. Per le imprese vi sono attività di networking e servizi di natura commerciale, tra cui consulenza, ricerche di mercato e missioni in Cina, anche come soggetti attuatori di progetti regionali di internazionalizzazione aziendali”.
Quale è il profilo del viaggiatore cinese in Italia da cui siete partiti per realizzare il progetto Chinese Friendly Airport per l’aeroporto di Malpensa?
“Non c’è un solo tipo di viaggiatore cinese: vengono da regioni differenti, con gusti particolari e capacita di spesa diverse. Ma un fil rouge c’è: è un popolo attento alle mode e ai trend europei. Spesso i viaggiatori cinesi che passano da Malpensa sono al primo o secondo viaggio nella loro vita e per loro certi servizi sono come ancore di salvezza. I cinesi ad esempio preferiscono bere acqua calda. Ecco perché offrire loro la possibilità di trovare bollitori o colonnine di acqua calda nei luoghi pubblici è importante. Se però ci si ferma alla soddisfazione di questa antica abitudine, si rischia di perdere di vista i viaggiatori più maturi e desiderosi di sperimentare cappuccini o vini italiani. Ecco perché è importante non fermarsi ai luoghi comuni e proporre sempre una scelta ‘interculturale’, appunto”.
Nel progetto ‘Chinese Friendly Airport’ a Malpensa rientra anche il servizio di shopping helper, professionisti madrelingua o con la conoscenza del cinese, per supportare i clienti dalla Cina nei loro acquisti nei negozi dello scalo. A cosa sono più interessati turisti e passeggeri cinesi?
“Gli uomini cinesi che viaggiano per affari prediligono articoli di pelletteria, accessori di di pelle firmati, come cinture, portafogli, penne, orologi di lusso. Le donne sono molto interessate ai cosmetici. Ma la novità è la passione recente dei cinesi per il cioccolato. Prima non lo amavano, ma ora praline e cioccolato sono molto ricercati, meglio se di marca. Ricordano ai cinesi i piccoli bocconcini tipici della loro cucina. Le shopping helper che parlano cinese aiutano i cinesi che fanno acquisti nei negozi, captano le difficoltà di interazione e offrono il loro aiuto”.
Quali sono le regole base per interagire con i cinesi, in situazioni di business ad esempio o in altri contesti relazionali?
“Un elemento cardine attraverso cui passa la business etiquette cinese è lo hanxu: la comunicazione implicita, verbale e non verbale, ovvero, il contegno, una sorta di contenimento delle emozioni. Fa parte del comportamento dei cinesi non mettere in mostra emozioni positive o negative in una prima fase della relazione, fase che può essere anche lunga. Per diventare amici è necessario prima un approccio contenuto nel tono della voce, nella velocità nel parlare, per poi scoprire che i cinesi hanno senso dell’umorismo e preferiscono una battuta di spirito rispetto a un atteggiamento ingessato. Si procede gradualmente: non si può partire con la pacca sulla spalla. Non bisogna cadere però nel pregiudizio che i cinesi siano un popolo freddo. L’Hanxu non è una presa di distanza o maleducazione: è una educazione di matrice confuciana che fa parte di un corollario di etichetta antica. Non mostrare subito quello che si pensa garantisce con l’interlocutore cinese la superiorità strategica”.
Una volta superata la prima fase di conoscenza, come è meglio comunicare nel far east?
“Un altro elemento fondamentale del galateo d’affari alla cinese è il mianzi, letteralmente ‘la faccia’, la reputazione. Vuol dire utilizzare sapientemente le strategie comunicative per accrescere il credito sociale degli altri, e mai per diminuirlo: avere cura preservare la ‘faccia’ dell’interlocutore. Provocare la ‘perdita della faccia’ (diu mianzi) di una controparte o di un collaboratore, criticandolo davanti a tutti, in Cina vuol dire perdere anche la propria credibilità di fronte agli altri, perché si mostra di non conoscere le regole sociali implicite”.
Francesco Boggio Ferraris, responsabile della Scuola di Formazione Permanente della Fondazione Italia Cina dal 2009, è nato a Milano nel 1980, è laureato in Scienze Politiche e diplomato in Lingua e Cultura Cinese presso l’Is.I.A.O di Milano e ha perfezionato il suo percorso di studio presso l’Università Nankai di Tianjin e alla Blcu di Pechino sulla didattica della lingua cinese. Si occupa di progettazione e realizzazione di percorsi di in house training declinati alle strategie di intercultural e diversity management per le imprese in Italia ed in Europa, in particolare nel settore moda, nel lusso e dei servizi di accoglienza ai turisti cinesi. È stato docente dell’Mba ‘Doing business in Brics’ della Luiss Business School, nell’ambito del master sulla ‘Didattica dell’italiano L2 a studenti sinofoni’, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna lingua cinese.
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