Bruxelles (Belgio), 22 mag. (LaPresse) – La Commissione europea si oppone alla richiesta dell’Italia di una deroga per estendere il meccanismo di ‘reverse charge’ dell’Iva alla grande distribuzione. Lo si legge in una comunicazione inviata dall’esecutivo di Bruxelles al Consiglio Ue. La Commissione evidenzia che la misura non è in linea con l’articolo 395 della direttiva Ue sull’Iva.
Secondo la Commissione, che ricorda il carattere “eccezionale” di una deroga, “la procedura di inversione contabile non si può utilizzare sistematicamente per compensare la sorveglianza inadeguata delle autorità fiscali di uno Stato membro” e, inoltre, sostiene Bruxelles, il meccanismo di ‘reverse charge’ “non è in grado di contrastare tutte le forme di frode”, come ad esempio l’emersione del nero. L’esecutivo europeo evidenzia ancora che l’inversione contabile può essere presa in considerazione solo quando “i prodotti in questione non possono raggiungere i consumi finali”, affinché “non vi sia alcun rischio di uno spostamento delle frodi verso il commercio al dettaglio”. La Commissione Ue “ha seri dubbi che la misura richiesta avrebbe l’impatto positivo previsto dalle autorità italiane” e, si legge ancora, il governo non ha giustificato la necessità di applicare questo tipo di provvedimento.
FONTI MEF: NO AUMENTO ACCISE – “Il governo conferma l’impegno a non far scattare la clausola di salvaguardia. La decisione di Bruxelles era una delle possibilità e il Ministero non è stato colto di sopresa e quindi si è già attivato per evitare che scattino gli aumenti”. Lo assicurano fonti del Ministero dell’Economia e delle Finanze. La decisione della Commissione Ue di bocciare il meccanismo di ‘reverse charge’ sull’Iva della grande distribuzione pesa per circa 700 milioni di euro sui conti pubblici. La clausola di salvaguardia prevede un aumento delle accise sui carburanti a partire dal 30 giugno.
CONFINDUSTRIA: OK UE – Confindustria esprime “soddisfazione” per il “semaforo rosso” della Commissione Ue alla richiesta dello Stato italiano di autorizzare l’introduzione del meccanismo del reverse charge per l’assolvimento dell’Iva nelle forniture alla grande distribuzione organizzata, previsto dalla Legge di Stabilità 2015. Lo si legge in una nota di Viale dell’Astronomia. La Commissione, afferma l’associazione, “accoglie quindi i rilievi che Confindustria aveva evidenziato anche mediante la presentazione, lo scorso 10 marzo, di un complaint ufficiale, ritenendo che la norma della Legge di stabilità 2015 non fosse in linea con le regole e con le finalità delle disposizioni comunitarie in materia di Iva”. “Apprezziamo, in particolare, che la Commissione abbia confermato quanto da noi sostenuto circa l’inefficacia della misura al fine di contrastare le eventuali frodi nel settore delle forniture a supermercati, ipermercati e discount alimentari”, scrive ancora l’organizzazione presieduta da Giorgio Squinzi. “Siamo molto soddisfatti soprattutto perché i fornitori della Gdo possono tirare un sospiro di sollievo, evitando di dover subire le pesanti conseguenze finanziarie che il reverse charge avrebbe loro causato, non consentendo un veloce recupero dei crediti Iva che queste imprese avrebbero maturato”, dichiara Confindustria, che conclude auspicando che la Commissione Ue “dimostri altrettanta ponderazione nell’esprimere le proprie valutazioni anche su di un’altra misura controversa per le imprese, quale è lo split payment per l’assolvimento dell’Iva sulle forniture alla pubblica amministrazione, le cui ricadute finanziarie sul sistema imprenditoriale si stanno rivelando altrettanto gravi”.
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