Roma, 19 lug. (LaPresse) – “Prendiamo atto con stupore delle promesse del premier”. Lo riferisce in una nota il presidente di Unimprese, Paolo Longobardi, che commenta le ipotesi di taglio delle tasse lanciate ieri dal capo dell’esecutivo. “Con un po’ di stupore prendiamo atto della promessa di Renzi. Il presidente del consiglio parla di un taglio delle tasse da 45 miliardi di euro. Tuttavia, i numeri ufficiali dello stesso governo vanno nella direzione opposta. Col Documento di economia e finanza già approvato – spiega Longobardi – è stato certificato, per i prossimi 5 anni, l’aumento della pressione fiscale oltre il 44% e si va incontro a una stangata fiscale da oltre 100 miliardi. Ovviamente – aggiunge -, saremmo lieti se si concretizzasse un clamoroso cambio di rotta e se le promesse diventassero realtà”.

Secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, dal 2015 al 2019, le entrate tributarie dello Stato cresceranno costantemente e arriveranno fino agli 881 miliardi del 2019. Complessivamente nel prossimo quinquennio i contribuenti italiani dovranno versare nelle casse pubbliche 104,1 miliardi in più rispetto allo scorso anno (+13%). Sulle imposte dirette e indirette – principalmente Irpef, Ires e Iva – ci sarà una stretta da quasi 80 miliardi. E la pressione fiscale salirà oltre il 44%. Il bilancio statale non sarà sforbiciato: le uscite cresceranno di quasi 38 miliardi(+4%) e sono stati sterilizzati gli investimenti pubblici, che resteranno stabili attorno ai 60 miliardi l’anno.

“Nel 2015 le entrate tributarie e previdenziali saliranno a quota 785,9 miliardi dai 777,2 miliardi del 2014; nel 2016 cresceranno ancora a 818,6 miliardi e poi a 840,8 miliardi nel 2017; nel 2018 e nel 2019 arriveranno rispettivamente a 863,2 miliardi e a 881,2 miliardi. Complessivamente, nel quinquennio si registrerà un incremento di 104,01 miliardi (+13,38%). Aumenteranno sia le entrate tributarie sia quelle derivante dai cosiddetti contributi sociali (previdenza e assistenza)”, a riferirlo in una nota è il presidente di Unimpresa Paolo Longobardi.

“Per quanto riguarda le entrate tributarie – continua nella nota di commento al Def, Paolo Longoni presidente di Unimprese – l’aumento interesserà sia le imposte dirette (come quelle sui redditi di persone e società, a esempio Irpef e Ires) sia le imposte indirette (tra cui l’Iva): le imposte dirette cresceranno in totale di 34,2 miliardi (+14,43%) mentre le indirette subiranno un incremento di 45,5 miliardi (+18,43%). Il sostanziale giro di vite su Irpef, Ires e Iva sarà pari a 79,4 miliardi (+16,36%). I versamenti relativi alla previdenza e all’assistenza cresceranno dal 2015 al 2019 di 22,02 miliardi (+10,18%)”.

“L’incremento delle entrate tributarie e di quelle contributive farà inevitabilmente salire la pressione fiscale – continua Longobardi nella nota -. Nello stesso Def, il peso delle tasse rispetto al pil è infatti previsto in aumento: quest’anno si attesterà al 43,5% (stesso livello del 2014), nel 2016 e nel 2017 salirà al 44,1%, nel 2018 si fermerà al 44% per poi calare leggermente al 43,7% nel 2019. Nello stesso arco di tempo, la crescita economia, stando alle previsioni del governo, sarà timida: il pil non farà scatti in avanti significativi ed è infatti dato in aumento dello 0,7% nel 2015, dell’1,4% nel 2016, dell’1,5% nel 2017, dell’1,4% nel 2018 e dell’1,3% nel 2019”. Quanto al bilancio statale, il numero uno di Unimpresa sottolinea che le uscite saliranno rispetto al consuntivo 2014. In totale nel quinquennio 2016-19 si registrerà un incremento della spesa pubblica pari a 37,8 miliardi (+4,58%). “Il tesoretto legato allo spread sarà pari a 7,5 miliardi tra il 2015 e il 2019 (-10,03%), ma verrà di fatto bruciato dagli aumenti delle altre voci di spesa, piene di sprechi non toccati”, conclude nella nota Longobardi.

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