Confindustria: Economia del Sud tornerà ai livelli del 2007 non prima del 2025

Milano, 28 lug. (LaPresse) – Applicando alle regioni meridionali il tasso di crescita stimato per l’intero Paese il Sud è destinato a recuperare i livelli di ricchezza perduti dal 2007, stimabili in oltre 50 miliardi di euro di Pil, non prima del 2025. E’ quanto emerge dal volume realizzato da Confindustria e Studi Ricerche Mezzogiorno ogni sei mesi che analiza l’andamento dell’economia del Mezzogiorno.

Tale prospettiva sfavorevole, secondo Confindustria va contrastata “proprio partendo dal dato di maggior debolezza: gli investimenti, vera chiave di ripartenza per l’economia meridionale”. Cionostante i primi, timidi, segnali positivi tornano anche al Sud dopo 7, lunghissimi, anni di crisi ininterrotta: il primo, simbolico, aumento dell’occupazione (+0,8% nel primo trimestre 2015 rispetto all’anno precedente) è il più recente. Altrettanto significativo è il dato sull’utilizzo della Cassa Integrazione, sostanzialmente dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2014.

Resta al contempo alta la voglia di fare impresa al Sud: il saldo positivo tra imprese cessate e iscritte raddoppia tra il 2013 e il 2014, con quasi 6.000 imprese in più, soprattutto grazie alla sensibile riduzione delle cessazioni (quasi 8.000 in meno). E resta alta soprattutto tra i giovani meridionali: nel 2014 oltre 226.000 imprese meridionali sono condotte da giovani, pari al 40,1% del totale. Inoltre, aumentano le imprese meridionali “in rete” (oltre 2.800 a luglio 2015), e le società di capitali (+5% rispetto al 2014), in maniera più robusta rispetto al resto del Paese (anche se su numeri che restano più contenuti).

Il calo dei protesti (ritornati in quasi tutte le regioni del Sud ai livelli del 2007) e lo stabilizzarsi delle procedure fallimentari sono ulteriori segnali di “normalizzazione” da non trascurare. In positivo, uno dei dati forse più significativi del 2014, è l’incremento delle presenze e della spesa turistica nelle regioni meridionali, in particolare di stranieri (+700.000 tra il 2013 e il 2014), in gran parte in Sicilia, regione che fa registrare un vero e proprio exploit aumentando di circa un terzo il numero di viaggiatori stranieri, anche grazie all’incremento del traffico dei tre principali aeroporti isolani e del porto di Palermo. Parallelamente, aumenta di quasi mezzo miliardo di euro la spesa dei turisti stranieri, aumento che copre circa metà dell’intero incremento fatto registrare dal Paese nel suo complesso.

I molteplici segnali positivi migliorano prospettive e aspettative, ma non ribaltano la situazione descritta nell’Indice sintetico dell’economia meridionale, aggiornato da Confindustria e SRM su base semestrale, che fotografa le principali variabili economiche a fine 2014. A fine 2014 l’indicatore resta sui minimi, portandosi ben al di sotto del valore registrato nell’anno base 2007. A deprimere l’indice continua a essere, soprattutto, il calo degli investimenti pubblici e privati, diminuiti su base annua di oltre 28 miliardi di euro tra 2007 e 2014, cioè di oltre il 35%.

Dalle esportazioni vengono segnali contrastanti. A fronte di una consistente crescita nel Centro-Nord tra il 2007 e il 2014 (+11,4%), le regioni meridionali fanno registrare un calo (-2,2%) dal picco di 46,4 miliardi di euro registrato nel 2012, ai 40,6 miliardi nel 2014. Nell’ultimo anno la polarizzazione che caratterizza l’export meridionale si rafforza: torna, infatti, a calare l’export di acciaio e metalli (-15,8%) anche per la riduzione della produzione dell’Ilva di Taranto, e continua il calo dei prodotti petroliferi (-18,9%) e della gomma e plastica (-8,4%), mentre al contrario, sensibili progressi fanno registrare mezzi di trasporto (+17,3%), meccanica (+11,4%) elettronica (+9,8%) e agroalimentare (+8,7%).