di Giuseppe G. Colombo

Roma, 17 set. (LaPresse) – Le previsioni di crescita del Pil in Italia migliorano, ma occorre “puntare più in alto” se si vuole consolidare un recupero che “rimane fragile e modesto rispetto al terreno perduto”. Il rapporto del Centro studi di Confindustria sullo scenario economico dell’Italia è volto all’ottimismo: le stime del prodotto interno lordo sono riviste al rialzo (+1% quest’anno, +1,5% nel 2016, contro le previsioni di giugno di +0,8% nel 2015 e +1,4% il prossimo anno) e aspettative positive ci sono anche sul fronte occupazionale con la previsione di 494mila posti di lavoro in più nel prossimo biennio rispetto al 2014. Cala la disoccupazione, che nel 2015 sarà pari in media al 12,2%, scendendo ulteriormente all’11,8% nel 2016.

“Il Paese inizia a risalire la china un po’ più rapidamente: un segnale di fiducia che però va alimentato e consolidato”, spiega il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che sprona il Governo a proseguire sulla strada delle riforme, ampliando la portata dei propri obiettivi. Non basta, per l’associazione degli industriali di viale dell’Astronomia, “il primo progresso dopo tre cali annuali consecutivi che hanno portato a una riduzione cumulata del Pil del 4,9 per cento”: bisogna puntare al 2% per “imboccare una strada di cambiamento”.

Squinzi ripone la fiducia degli imprenditori nella prossima legge di stabilità a cui sta lavorando il Governo: è lì che secondo il numero uno di Confindustria bisogna mettere in campo “politiche e provvedimenti ambiziosi”. Se il piano di riduzione delle tasse annunciato dal presidente del Consiglio trova l’appoggio degli industriali, Squinzi precisa che “occorre che sia credibile, assicurando il mantenimento della fiducia nella sostenibilità dei conti pubblici italiani”.

“Per questo – spiega – è importante convincere sia la Commissione europea, sfruttando al massimo la flessibilità che ci è concessa dalle regole europee, sia i mercati finanziari, da cui dipende il costo del nostro debito pubblico”. Dopo il Jobs Act, che è giudicato positivamente e che secondo lo studio del Csc ha portato quasi due imprese su cinque a prevedere o effettuare assunzioni a tempo indeterminato nel 2015, occorre proseguire con una spending review “rigorosa”, superando la logica dei tagli lineari “che troppo spesso ha solo penalizzato settori che hanno dimostrato di essere competitivi nel mondo”.

Confindustria si aspetta uno “slancio” dall’Esecutivo. Squinzi è fiducioso: il 2% è un obiettivo alla portata di mano.

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