Roma, 21 set. (LaPresse) – Il quadro macroeconomico tendenziale delineato dal Ministero dell’Economia nella Nota di aggiornamento del Def “nelle sue componenti essenziali” è “in linea” per gli anni 2015-2016 con le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Lo si legge nell’allegato alla lettera di validazione dell’Upb alla Nota al Def. Tuttavia, prosegue l’organismo parlamentare, “i fattori di rischio insiti nel tendenziale divengono maggiormente evidenti negli anni successivi”. Infatti, sostiene l’Ufficio, nel 2017 e 2018 “la crescita del Pil stimata dal Mef (1,3% in entrambi gli anni) è al di sopra del limite superiore del range dei previsori Upb (1,2% in entrambi gli anni)”.
Nella lettera si sottolinea che “tale risultato dipende principalmente dalla dinamica dei consumi delle famiglie che risulta nelle ipotesi Mef significativamente al di sopra del limite superiore dell’intervallo dei previsori”. “La più ottimistica previsione circa la crescita dei consumi sembra essere – continua l’Ufficio parlamentare – determinata da un’evoluzione delle dinamiche retributive pro capite più sostenute rispetto alla media dei previsori, a fronte di un andamento dell’occupazione sostan zialmente in linea con quella stimata dal panel Upb”.
Inoltre, prosegue il documento, “a seguito della frenata delle economie emergenti, le stime delle variabili di commercio internazionale (domanda mondiale e mercati rilevanti per l’Italia) per il 2016 sono in generale soggette a un processo di revisione al ribasso da parte di previsori (quelli del panel Upb e di altre istituzioni) in misura più accentuata di quanto viene fatto dal Mef”. Secondo l’Upb la stima del commercio mondiale di beni adotta ta dal Mef per il 2016 (4,5%) “è più elevata, in alcuni casi in una misura consistente”, di quelle dei previsori nazionali e internazionali.
Infine, conclude la lettera, “nell’insieme evoluzioni delle variabili internazionali (commercio, cambio, petrolio) meno favorevoli di quelle ipotizzate potrebbero contribuire a indebolire il quadro macroeconomico stimato dal Mef nel 2016 per quanto riguarda la crescita (maggiore rallentamento del commercio globale) e negli anni successivi per quanto riguarda l’inflazione (eventuale apprezzamento dell’euro)”.
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