Per l'istituto di statistica, il prodotto interno lordo in termini reali crescerà quest'anno solamente dell'1,1%, dato rivisto rispetto al +1,4% previsto a maggio e in rallentamento rispetto al +1,6% messo a segno nel 2017
Non sono troppo rosee 'Le prospettive per l'economia italiana nel 2018-2019' alle quali l'Istat dedica un documento di previsione. Per l'istituto di statistica, il prodotto interno lordo in termini reali crescerà quest'anno solamente dell'1,1% in termini reali, dato rivisto rispetto al +1,4% previsto a maggio e in rallentamento rispetto al +1,6% messo a segno nel 2017. Un passo che, seppure con una leggera accelerazione, l'espansione economica non dovrebbe riconquistare nemmeno l'anno successivo, quando dovrebbe portarsi sul +1,3%.
"Se le dinamiche sono quelle segnalate e la nostra economia continua a registrare tassi di crescita tra i più bassi d'Europa", osserva Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti. Guardando ai dati Istat di oggi, l'associazione imprenditoriale segnala in particolare come a preoccupare sia la decelerazione dei consumi, che si attestano a un debole +0,9% dal +1,5% dello scorso anno, mentre giudica "più positivi" i dati relativi alla disoccupazione, data in calo al 10,5% quest'anno e al 10,2% nel prossimo.
A contribuire alla causa dei consumi – che nell'anno in corso anche a detta del Codacons presentano "un dato insoddisfacente ai fini della ripresa economica" – dovrebbe però essere la manovra. Gli esperti dell'istituto ritengono infatti che la spesa delle famiglie dovrebbe registrare nel 2019 una crescita al +1,2% proprio per effetto delle politiche di sostegno ai redditi previste dalla legge di Bilancio. Se poi il reddito di cittadinanza si concretizzasse su un aumento dei trasferimenti pubblici pari a mezzo punto del Pil, questo porterebbe nei primi anni a un aumento medio del prodotto interno lordo che dovrebbe andare dai due ai tre decimi di punto rispetto allo scenario base. Uno sguardo in prospettiva è rivolto infine anche agli effetti di un eventuale peggioramento delle condizioni del mercato del credito, determinato da un aumento dei tassi d'interesse.
Nel primo anno, scrive l'Istat, a una stretta di 100 punti base corrisponderebbe un peggioramento del Pil dello 0,7%. Un tema che non si presenterà comunque per diversi mesi: i piani della Bce non prevedono infatti rialzi dei tassi almeno fino alla fine dell'estate 2019.
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