Due italiani su tre (il 64 per cento) pensano che appartenere all'Unione europea sia un fatto positivo. Il giornalista: "Gli europeisti oggi sono la maggioranza, il populismo una parte minoritaria del Paese"
Due italiani su tre (il 64 per cento, secondo un sondaggio flash di Eurobarometro) pensano che appartenere all'Unione europea sia un fatto positivo per l'Italia. Una percentuale in aumento rispetto a un anno fa, quando era il 49 per cento. Più di un italiano su due, ci informa poi un sondaggio svolto da Swg per La7, ha un giudizio negativo sulla manovra messa in atto dal governo. La sfiducia riguarda il 53% dei cittadini, rispetto al 48 per cento dell'ultima rilevazione, a metà novembre, e al 46 per cento del 26 ottobre.
Se è vero che due indizi non fanno una prova (per Agatha Christie ne occorrevano tre) incrociare questi due dati ci consente di azzardare l'ipotesi che, gli italiani, quando il rischio è quello di dover mettere mano al portafogli, non sono poi così 'sovranisti'.
"È uno specchio reale del Paese – conferma a LaPresse Massimo Teodori -. Gli europeisti oggi sono certamente la maggioranza. Il populismo sovranista in realtà ha una parte del Paese, minoritaria, e questo lo dimostrano anche i sondaggi che vedono la Lega conquistare un terzo dell'elettorato".
E se a pesare nella sfiducia sulla manovra sono principalmente la preoccupazione per la procedura di infrazione e l'incertezza sui contenuti dei due provvedimenti chiave – reddito di cittadinanza e quota cento, il ritorno di fiamma per l'Europa, spiega lo storico, "mi pare possa essere stato influenzato anche dal fatto che la Brexit si sia rivelata un grande fallimento, a tal punto che le forze politiche inglesi pensano a un nuovo referendum per ribaltarne l'esito".
Mutevole il rapporto degli italiani nei confronti di Bruxelles. Dopo essere stati tra i più favorevoli alla nascita del progetto comunitario, "c'è stata la crescita di un atteggiamento di protesta e di rabbia che si è indirizzato contro l'Europa perché sono stati appuntati sull'Europa tutti i mali del paese. Ora – sottolinea Teodori – siamo in una terza fase e mano a mano che si scoprono quelli che sono i guai di un distacco dall'Europa, di un atteggiamento di protesta contro l'Ue, si torna indietro e una parte della popolazione dice 'Per carità, non mettiamoci contro l'Europa'".
Di fronte alla 'rivoluzione' dei gilet gialli, una sana 'ritirata' italica? "Difficile fare un paragone quando ci sono situazioni politico-istituzionale così diverse come tra Italia e Francia – dice il politologo – Noi oggi possiamo dire che l'esplosione della protesta in Italia nelle elezioni del 2018 si è incanalata nel voto al Movimento 5 Stelle e alla Lega, al sud ai 5 stelle, al nord alla Lega.
Ma questa è una cosa assolutamente temporanea. È possibile che domani la protesta segua altri aspetti. Tuttavia io non credo che in Italia la protesta sociale o il rancore verso il cosiddetto establishment possano assumere il carattere violento che per alcuni aspetti assunto in Francia, che ha una tradizione diversa".
Il prossimo banco di prova per il Governo sono le Europee. "Io ritengo che più va avanti il governo del cambiamento, che è un cambiamento fasullo, e più il lato dei 5 Stelle che ha enfatizzato la retorica del cambiamento perderà consensi. Il M5S diminuirà della metà i voti che ha preso quest'anno. Invece la Lega che ha un atteggiamento di destra reazionaria, tradizionale, e ha colto lo spirito diffuso di una protesta contro gli immigrati farà il pieno, ma farà il pieno di voti che già sono a destra. Se sommiamo i voti della Lega quelli di Forza Italia quelli di Fratelli d'Italia e quelli di una sezione dei 5 Stelle avremo i voti che i sondaggi danno alla Lega".
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