Previsto il processo di decarbonizzazione dello stabilimento

Accordo a mezzanotte per l’Ex Ilva. Dopo una giornata lunghissima di continui rinvii, poco prima delle 24 arriva la firma dell’accordo tra Arcelor Mittal e Invitalia che sancisce ufficialmente l’ingresso dello Stato nell’acciaieria. La mano pubblica torna a investire in prima persona venticinque anni dopo aver ceduto gli stabilimenti al gruppo dei Riva, che gestì la produzione fino al 2013. Poi si sono susseguiti guai giudiziari, il commissariamento e a settembre 2018 l’acquisizione da parte di AM, che rimane a Taranto con il partner paritario Invitalia, partecipata al 100% dal Mef.

L’accordo prevede un aumento di capitale di AmInvest Co. Italy Spa per 400 milioni di euro, che darà a Invitalia il 50% dei diritti di voto della società. A maggio del 2022 è programmato, poi, un secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680 milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni di parte di Arcelor Mittal. Al quel punto la società guidata da Arcuri sarà l’azionista di maggioranza con il 60% del capitale della società.

E’ previsto il processo di decarbonizzazione dello stabilimento, con l’attivazione di un forno elettrico capace di produrre fino a 2,5 milioni di tonnellate l’anno. L’accordo prevede, infine, il completo assorbimento, nell’arco del piano, dei 10.700 lavoratori impegnati nello stabilimento.

Per il personale si prevede una cigo di 3mila persone al massimo nel 2021, 2.500 nel 2022, 1.200 nel 2025 e zero dal 2025. A questi numeri sono poi da aggiungere i 1700 lavoratori di Ilva As attualmente in cassa. “Soddisfazione” per l’accordo è espressa dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e dal ministro dell’economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, che parlano di un accordo che prevede “un significativo impegno finanziario da parte dello Stato italiano e rappresenta un passo importante verso la decarbonizzazione dell’impianto di Taranto attraverso l’avvio della produzione di acciaio con processi meno inquinanti”.

Circa un terzo della produzione di acciaio, spiegano dal Governo, “avverrà con emissioni ridotte, grazie all’utilizzo del forno elettrico e di una tecnologia d’avanguardia, il cosiddetto “preridotto”, in coerenza con le linee guida del Next Generation EU”.

La riduzione dell’inquinamento realizzabile con questa tecnologia è infatti del 93% a regime per l’ossido di zolfo, del 90% per la diossina, del 78% per le polveri sottili e per la CO2.

Oltre all’accordo di co-investimento per la gestione dell’ex Ilva è infatti prevista la costituzione di una nuova società a capitale pubblico dedicata allo sviluppo di questa nuova tecnologia.

Il Governo accoglie infine la richiesta avanzata dalla Regione Puglia, dal Comune di Taranto e dalle altre rappresentanze territoriali “per l’apertura di un tavolo di confronto per accompagnare, monitorare e accelerare la transizione verso le nuove produzioni verdi e per condividere gli interventi per il risanamento ambientale e il rilancio economico della città e del territorio tarantini”.

Il commento dei sindacati è affidato al leader della Fim Cisl Roberto Benaglia: “Prendiamo ato della definitiva firma dell’accordo finanziario tra Invitalia e Arcelor Mittal, un atto che rappresenta se non altro uno sparti acque nella lunga transizione di questo gruppo. Dopo mesi di incertezza oggi si apre una nuova fase per lo stabilimento ex-Ilva di Taranto e tutti i siti del Gruppo in Italia – scrive in una nota – La presenza dello Stato nella nuova compagine del Gruppo deve tradursi in un elemento di garanzia, che sia però capace di generare prospettive industriali e risultati”.

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