La previsione è quella di un rilancio "senza precedenti" degli investimenti
La previsione è quella di un rilancio “senza precedenti” degli investimenti. Il tutto portando avanti un confronto “serrato e operativo” con parti sociali e realtà datoriali. Dopo settimane turbolente, Giuseppe Conte prova a mettere da parte le ansie per il futuro della sua maggioranza e mette sul tavolo il dossier più importante: gli oltre 200 miliardi del Recovery Plan. Entro fine aprile l’Ue chiede la presentazione formale del nostro Pnrr e il premier prova a sprintare convocando in videocall i sindacati, per un incontro di oltre ore insieme ai segretari generali di Cgil, Cisl Uil. L’esito finale? Tante idee ‘importanti’ e un giudizio tutto sommato positivo da parte di Landini, Furlan e Bombardieri, che però chiedono di definire meglio la governance e di istituire un tavolo permanente per il monitoraggio dell’uso dei fondi.
Dal canto suo Conte, che apre la riunione con un conciliante “Vi vedo con grande piacere”, sembra avere le idee chiare: “Abbiamo affinato la visione strategica del Recovery Fund. dobbiamo liberare il potenziale della crescita economica e rafforzare la coesione sociale”. L’obiettivo è un impatto significativo sulla crescita di almeno 3 punti in più nel 2026, con il Mef che parla di un intervento “da 300 miliardi nei prossimi sei anni”.
“Il piano è incentrato su un rilancio senza precedenti degli investimenti, con il 70% delle risorse destinato a questo”, rilancia il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, che punta forte sul Sud e parla di un confronto “operativo e serrato per rispettare rigorosamente i tempi per la finalizzazione degli interventi e l’attuazione concreta del piano”. Tradotto dal politichese, ora si deve accelerare e serve sicuramente l’apporto dei sindacati, visto che, come ribadisce Conte, il loro contributo sarà “valorizzato, perché questo passaggio che faremo con voi ci spingerà a modificare ulteriormente, per quanto necessario e opportuno, questo progetto”. Da parte dell’esecutivo un’apertura forte quindi c’è, con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo che parla di 3,1 miliardi per investimenti sulle politiche attive.
I sindacati rispondono in modo collaborativo: il leader Cgil Maurizio Landini è pronto “ad avviare nei prossimi giorni un confronto serrato sui contenuti del piano e delle diverse missioni”, mentre la segretaria della Cisl Annamaria Furlan parla di “condivisione” degli obiettivi e delle scelte di sistema contenuti nel testo e invoca “un tavolo di confronto permanente per monitorare”. La Uil con Pierpaolo Bombardieri si dice invece “preoccupata” per alcuni aspetti ancora non definiti della governance e per “il possibile ritorno nel prossimo futuro delle regole del patto di stabilità”. Conte prende nota, già pronto ad accogliere la prossima settimana Confindustria, le realtà datoriali e l’Abi, per cercare così di avere un documento il più possibile condiviso e meno a rischio di imboscate in Aula. Il “salto di qualità” è davvero dietro l’angolo, ma è difficile dire se sarò proprio l’avvocato del popolo ad avere le chiavi per accendere la macchina Recovery.
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