Intanto i presidenti della Commissione finanze di Camera e Senato, Luigi Marattin e Luciano D'Alfonso, hanno richiesto che il Mef riferisca subito in Parlamento
È ufficiale. Dopo quattro mesi sono saltate le trattative su Monte dei Paschi di Siena avviate dal ministero dell’Economia e Unicredit. “Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti”, il gruppo bancario guidato da Andrea Orcel e il Mef in una nota congiunta hanno annunciato “l’interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena”. La conferma arriva a seguito dell’indiscrezione pubblicata sabato da Reuters, mentre all’orizzonte di piazza Gae Aulenti sembra delinearsi l’ipotesi opa su Banco Bpm, che sarebbe l’obiettivo favorito da Orcel per allargare il proprio raggio d’azione, e si avvicina anche per Mps la scadenza (per la privatizzazione) del 2022 pattuita con l’Europa. Intanto i presidenti della Commissione finanze di Camera e Senato, Luigi Marattin e Luciano D’Alfonso, hanno richiesto che il Mef riferisca subito in Parlamento.
Alla base della rottura ci sarebbe la ricapitalizzazione richiesta dall’istituto di piazza Gae Aulenti, del valore di oltre 7 miliardi di euro e ritenuta da Roma “troppo punitiva” per i contribuenti ma anche l’impossibilità di chiudere l’accordo sulle condizioni pattuite a luglio.
In estate la seconda banca italiana aveva accettato di avviare trattative esclusive per l’acquisto di “alcuni asset selezionati” di Rocca Salimbeni, controllata dal Mef con una quota pari al 64% dopo il bailout del 2017. Tra i principali presupposti vi erano la neutralità dell’operazione sul capitale del gruppo Unicredit, oltre a un accrescimento significativo dell’utile per azione dopo aver considerato le possibili sinergie nette e in ogni caso il mantenimento dei livelli attuali di utile per azione anche prima di tener conto delle possibili sinergie al 2023. Tra le garanzie offerte in dote al Gruppo era stata stabilita “l’esclusione di contenziosi straordinari non attinenti all’attività di ordinaria gestione bancaria e di tutti i relativi rischi legali, attuali o potenziali” e anche “l’esclusione dei crediti deteriorati e l’adeguata copertura di eventuali ulteriori rischi di credito che siano identificati anche a seguito della due diligence attraverso modalità da definire”.
Per quanto riguarda il capitolo gestione del personale, le parti avrebbero provato a convergere su circa 6mila-7mila uscite, in forma volontaria e senza licenziamenti, incluso il piano esuberi annunciato all’inizio di quest’anno dal Monte (con 2.700 uscite preventivate su un arco quinquennale di cui circa mille quest’anno) ma mai sinora implementato.
Anche la politica commenta il dossier e la Lega interpella il segretario del Pd, Enrico Letta: “Che soluzione propone l’onorevole Letta, eletto pochi giorni fa proprio a Siena? Mesi, anni, miliardi e posti di lavoro persi per colpa del Pd”.
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