“La vendemmia più anticipata di sempre”. Parlando con LaPresse non usa mezzi termini Marcello Borsetto, 36 anni e titolare con il fratello Alberto dell’azienda vinicola fratelli Borsetto. A Piverone, nel canavese, a circa 60 km da Torino, si occupano di una piccola produzione molto ricercata, 2 ettari e mezzo (tra le 2mila e le 4mila bottiglie a seconda dell’annata) di Erbaluce di Caluso Docg (vino bianco autoctono del territorio). “Siamo molto in anticipo – sottolinea Marcello -. Negli ultimi anni abbiamo visto un anticipo sempre più progressivo, a partire dal 2014, fino ad arrivare a quest’anno in cui stiamo raccogliendo oltre 20 giorni prima del solito”. Il motivo è da ricercarsi nelle conseguenze del riscaldamento climatico. In particolare, “abbiamo avuto un’annata molto calda e siccitosa”, spiega Borsetto ricordando che “ci sono delle primavere che sbocciano molto presto, inverni più titubanti e quindi si arriva a marzo che siamo già a un ottimo punto di partenza della stagione rispetto a una decina di anni fa, quando si cominciava a vedere qualche bocciolo che schiudeva ad aprile”.
In generale “il Piemonte quest’anno è stata la regione che si è ‘meridionalizzata’ di più in assoluto, più calda e meno piovosa di tutte”, evidenzia Borsetto rimarcando che “in altre zone come il Veneto ad esempio non è stato così”. Facendo un paragone, la situazione che i produttori piemontesi si trovano ad affrontare è “quasi simile a ciò che si faceva in Sicilia circa 15 anni fa con un cambiamento repentino nelle abitudini di vendemmia e di gestione del vigneto”.
In ogni caso “l’anticipo della vendemmia non ha un impatto sul prodotto finale e quindi nemmeno sul consumatore finale”. Dal punto di vista qualitativo, rimarca, non c’è ripercussione anzi “certi vini sono migliorati da questo punto di vista”, ma dal punto di vista climatico vengono riscontrati problemi. “Quest’anno – rileva – abbiamo registrato, chiaramente, difficoltà legate al deficit idrico. Le uniche precipitazioni le abbiamo avute in inverno e poi fino alla fine d’agosto non si è più vista pioggia. Sulle viti vecchie ciò non incide molto, perché la vite è una pianta robusta, ma la grande difficoltà è stata la gestione degli impianti nuovi”.
Inoltre, “l’anticipo della fase vegetativa primaverile ci mette sempre a rischio gelate, che sono tra i fenomeni che più ci hanno preoccupato negli ultimi anni. Siccome la vite inizia a germogliare prima, la gelata con l’abbassamento delle temperature vicine allo zero ci impensierisce sempre”. Per il futuro non sono attesi stravolgimenti: “A vedere le stagioni degli ultimi 7-8 anni – conclude -, non mi aspetto che per il prossimo anno possa cambiare molto la situazione, bisogna anche un vedere l’inverno come sarà e se saremo in una situazione analoga”.
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