Così il direttore Mariano Bella: "Verso peggioramento del quadro"

“Con un’inflazione e tensioni su materie prime che non accennano a diminuire, ci sono imprese che rischiano di andare con marginalità negativa. Abbiamo fatto una stima di 120mila imprese che potrebbero chiudere entro la prima metà del 2023 ed è prudenziale. Abbiamo preso solo le più piccole e solo il 10% meno redditivo di queste”. Così il direttore dell’Ufficio studi Confcommercio, Mariano Bella, nel corso di un briefing online con la stampa sulla congiuntura autunnale.

L’Italia va “verso un peggioramento del quadro economico, abbiamo indicato il concetto di recessione mite, a dispetto del linguaggio enfatico che viene usato in questo momento. Se le cose continuano così, potremmo chiudere come Pil intorno al 3% con una recessione mite, quindi non troppo grave ma allo stesso tempo una recessione dolorosa, perché concentrata nella seconda parte dell’anno. Inoltre, ci farebbe entrare nel 2023 con un’eredità nulla o negativa e con un concreto rischio di Pil negativo il prossimo anno”. Così il direttore dell’Ufficio studi Confcommercio, Mariano Bella, nel corso di un briefing online con la stampa sulla congiuntura autunnale. Stando alle stime di Confcommercio, il Pil è calato dello 0,2% ad agosto e dell’1,4% a settembre. “Il futuro prossimo – sottolinea Bella – è preoccupante, con l’industria oggi in area di criticità”. “Il 2023 è un punto interrogativo, ma se non ci discostiamo dalla politica dei sostegni rafforzando quelli che hanno funzionato e se continuiamo con l’implementazione del Pnrr dovremmo cavarcela tutto sommato bene”, aggiunge.

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