L'allarme di Giampaolo Russo, direttore dell'associazione nazionale industriali privati gas e servizi collaterali
È allerta per il sistema del gas in Italia, in cui a rischio ci sono imprese industriali e fornitori. A fare il quadro con LaPresse è Giampaolo Russo, direttore generale di Assogas, l’associazione nazionale industriali privati gas e servizi collaterali, aderente a Confindustria, a fronte di un comparto in cui almeno 70-100 aziende rischiano “dal primo ottobre non avendo copertura, di andare su Snam”, in quanto operatore di ultima istanza.Si tratta di un settore di aziende di piccola dimensione, fra cui le utilities degli enti pubblici, che possono variare dai 5 ai 300 dipendenti. Per gli operatori molto piccoli, in particolare reseller, gli ultimi della filiera, distanti da chi ha la materia prima, il rischio aumenta, ma sono in difficoltà anche i player molto grandi.Il volume di gas a livello italiano è 70 miliardi di metri cubi l’anno. E Assogas, che riunisce operatori medio piccoli, spiega la situazione. “I nostri associati – dice Russo – hanno un volume di gas intorno ai 2 miliardi di metri cubi l’anno, e di questi quasi 900 milioni sono stati rilasciati volontariamente: ci sono cioè aziende che hanno abbandonato clienti faticosamente conquistati negli anni. Una scelta dolorosa. Stiamo parlando di un 44% di volumi lasciati con la risoluzione anticipata dei contratti”.”Su un totale di 1,2 miliardi di metri cubi, per cui abbiamo assunto impegni contrattuali, a ora, il 38% non ha copertura per l’anno termico. Le rassicurazioni del ministero della Transizione ecologica non sembrano sufficienti in una situazione in cui l’Italia risulta scoperta di 13-14 miliardi di metri cubi. È a rischio l’intero settore”, prosegue Russo.
Russo sottolinea che “l’inizio della crisi del gas affonda le radici ben prima della guerra fra Mosca e Kiev scoppiata a febbraio di quest’anno, ma nell’estate del 2021, frutto di politiche che hanno indotto una riduzione degli investimenti in gas. Poi però il mercato, fermatosi per la pandemia, è ripartito e si è aggiunto il conflitto Russia-Ucraina. E cosi si è arrivati ai picchi di 300 euro megawattora, salvo le quotazioni degli ultimi giorni che hanno un po’ ridimensionato il valore”.Per il direttore generale di Assogas “serve un decreto ministeriale del Mise in cui siano attribuiti al mercato in base a criteri trasparenti i miliardi di metri cubi comprati a stoccaggio col denaro dei consumatori”. “C’è un problema di liquidità per le aziende – dice Russo-. Prima della crisi si versava zero a garanzia sui contratti di fornitura. Mentre oggi si versa il 100% in termini di garanzia e in alcuni casi al cliente si chiede di prepagare la fornitura. E anche l’insoluto è aumentato”.”Invece, in questa complessa situazione- conclude- c’è una campagna di comunicazione che porta a demonizzare i fornitori che sono di fatto l’unica interfaccia della clientela”
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