Il Ftse Mib chiude in rosso. Si discute sul profilo del prossimo ministro dell'Economia nel nuovo governo
Archiviata la vicenda elettorale, con la netta vittoria del centro-destra e l’affermazione di Giorgia Meloni, l’attenzione dei mercati si sposta sulle prime mosse del prossimo governo. L’incertezza sugli indirizzi di politica economica e sulla nomina delle figure destinate a realizzarli ha condizionato già in queste ore la Borsa di Milano. Per tutta la giornata, l’indice Ftse Mib ha alternato ondate rialziste e ribassiste, prima di chiudere in calo dell’1,16% rispetto a ieri. Ma il dato più significativo è quello relativo all’andamento dello spread, che sin dalla mattina cresce e sfonda più volte i 250 punti, dato finale di giornata: il più alto dal 2013 a questa parte. A testimonianza dell’attenzione della comunità finanziaria al futuro del paese, anche se per Francesco Casarella, italian site manager di ‘Investing.com’, il rialzo del differenziale tra Btp e Bund “non è da imputare al passaggio di governo, ma alla situazione di sofferenza generale, al contesto difficile per i mercati obbligazionari”. Sulla giornata, in effetti, pesano le pergormance negative di energetiche e banche.
Ad ogni modo, venerdì prossimo l’agenzia di rating Moody’s dovrà fornire un giudizio sull’affidabilità del debito italiano, a rischio declassamento. Scelta che però potrebbe e dovrebbe essere rimandata, di fronte alla necessità di avere maggiore tempo per valutare l’operato del futuro governo. Operato su cui peserà senza dubbio l’arrivo della stagione fredda e che dal prossimo primo ottobre vedrà un forte aumento delle bollette, mentre l’inflazione non accenna a diminuire. Dinamica su cui il governo dovrà decidere se rispondere o meno attraverso uno scostamento di bilancio, che potrebbe evidentemente avere conseguenze sulla percezione dei mercati sulla sostenibilità del nostro debito.
In queste ore, inoltre, il dibattito si concentra anche sul profilo ideale per il ruolo di Ministro dell’Economia nel nuovo governo. “Il prossimo ministro dovrebbe essere una via di mezzo tra politico e tecnico. Politico, perché la direzione sembra essere quella. Tecnico, perché ora i mercati cercano continuità. O meglio, qualcuno che abbia già una certa storicità ed esperienza, e che oltre alle giuste competenze goda di alta credibilità almeno a livello europeo”, ragiona Casarella. Ma si tratta di solo uno dei molti punti di vista in materia. “Servirebbe un tecnico che abbia lavorato concretamente nei mercati finanziari, che abbia vissuto ‘in trincea’, che ne conosca perfettamente le regole”, suggerisce invece Andrea Braglia, ceo di Aequilibrium, società di Consulenza Finanziaria Indipendente. Per Braglia, l’identikit ideale è quello di “un tecnico nel vero senso della parola, capace di gestire il nostro ministero come se fosse un portafoglio di investimenti finanziari di un cliente”. Non è un dibattito di secondo piano. Dal suo esito, deriverà infatti il giudizio sul nuovo corso politico italiano da parte dei mercati internazionali. E la crescita odierna dello spread lascia pensare che l’attenzione in materia non sia affatto bassa.
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