Relazione sulla manovra 2023: riguardano soprattutto flat tax sugli autonomi ed entrate extragettiti

Nella manovra sono presenti alcune misure le cui quantificazioni risultano “piuttosto incerte”. Così Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, nella relazione sulla manovra 2023, alle commissioni riunite delle Camere.

“Questo- continua – vale sia sul versante delle coperture, con riferimento ad esempio alle stime del gettito derivante da definizione agevolata del contenzioso, sia dal lato degli impieghi, come nel caso della flat tax incrementale sugli autonomi. Le stime delle relazioni tecniche non quantificano inoltre gli effetti che le misure che incidono sui meccanismi di monitoraggio, accertamento e riscossione delle imposte potranno avere sul livello di compliance, e quindi sul livello delle entrate future. Margini di dubbio riguardano anche gli effetti di gettito derivanti dalle disposizioni relative al contributo straordinario aggiuntivo per le imprese del settore energetico. Nel complesso, l’estensione del regime forfettario coinvolge un numero piuttosto limitato di contribuenti, ma pone comunque problemi di equità all’interno della stessa categoria dei lavoratori autonomi, che vengono sottoposti a un trattamento eterogeneo non giustificato da ragioni di capacità contributiva. Quando il reddito è determinato forfettariamente, infatti, emergono distorsioni trascurabili se i soggetti coinvolti hanno dimensioni ridotte, che diventano rilevanti man mano che i volumi d’affari aumentano”.

“Inoltre, la coesistenza del regime forfettario e di quello dell’Irpef, al quale continuano a essere sottoposti dipendenti e pensiona Si tenga presente, infatti, che i criteri impliciti derivanti dall’applicazione del regime determinano una selezione tale per cui i soggetti che aderiscono appartengono per oltre il 77 per cento al 10 per cento dei contribuenti con reddito da lavoro più elevato. Ciò significa che l’ulteriore estensione del regime coinvolge oggi prevalentemente i contribuenti più ricchi. – aggiunge – Per questi soggetti il guadagno rispetto alla imposta progressiva è generalmente molto elevato: la metà di essi risparmia più di 7.500 euro di Irpef e un quarto più di 9.500”.

“Infine, l’innalzamento del limite crea un incentivo limitato a far aumentare ricavi e compensi, ma determina un forte disincentivo alla crescita, poiché al superamento della soglia tutto il reddito viene sottoposto a tassazione ordinari”. E poi conclude: “Sul versante delle misure non dirette al contrasto del caro energia, si intravede l’inizio di un percorso in cui gli spazi di manovra saranno più stretti, con la necessità di sempre più accurate e prudenziali quantificazioni sia degli impieghi che delle necessarie risorse di copertura, al fine di evitare aggravi del disavanzo superiori alle attese che si sono anche recentemente manifestati. È il caso del superbonus per gli interventi di ristrutturazione edilizia, sul quale interviene il DL 176/2022, e che dovrebbe avere ora quantificazioni più prudenziali, in quanto si scontano gli elementi informativi più recenti”. 

Correzione deficit 2025

“La manovra comporta entrate nette in riduzione in ognuno dei quattro anni e uscite nette in crescita nel primo biennio e in riduzione nel secondo, soprattutto nel 2025. La correzione del deficit del 2025 è unicamente affidata a una riduzione delle spese, soprattutto di quelle di natura corrente”. 

Italia rallenta, colpa della guerra in Ucraina

In Italia l’andamento del Pil è rimasto positivo in estate grazie ai consumi interni privati dal lato della domanda e ai servizi da quello dell’offerta. Tuttavia, secondo l’indice elaborato dall’UPB, fra luglio e settembre l’incertezza di famiglie e imprese è aumentata ancora, tornando vicina ai livelli registrati durante la crisi del debito sovrano del 2012-13. E oggi diversi indicatori, a cominciare dalla fiducia delle imprese, prefigurano un rallentamento dell’economia tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, a causa soprattutto della guerra in Ucraina. La variazione acquisita del PIL per il 2022 è del 3,9 per cento, ma il dato finale (nei conti nazionali annuali) dovrebbe essere leggermente inferiore perché quest’anno i giorni lavorativi sono tre in meno rispetto al 2021. Così Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, nella relazione sulla manovra 2023, alle Commissioni della Camera.

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